Carletto Tondelli- la sua storia la trovate nella sezione apposita- ci invia per Natale questo suo testo come dono per tutti i lettori del nostro sito .
UNA SPERANZA DA CONDIVIDERE
Carissimi, voglio rivolgermi a tutti quelli che, come me, hanno avuto il cancro.
Trovo inutile chiamarlo con altri termini o giri di parole, tanto per eludere la paura che questo nome evoca (è un luogo comune, ormai superato, ritenere la parola “cancro” quasi sinonimo di “morte certa”, “malattia che non perdona”, e via di questo passo).
Meglio chiamarlo per nome ed affrontarlo così com’è. Ovviamente so che non è facile, anzi è difficile. È importante che noi lo accettiamo e impariamo a conviverci.
Quando andiamo a fare i controlli di stadiazione, il personale ci accoglie con un caloroso abbraccio carico di empatia. E quando siamo accolti in questo modo, constatiamo che questa è la nostra prima medicina, ci sentiamo più a nostro agio, ci fa stare meglio, ci sentiamo “accettati”.
Affrontando la vita giorno dopo giorno, facendo progetti per il futuro, ci aiutiamo a distogliere il pensiero dalla preoccupazione e dalla paura. Non serve piangerci addosso, ci mette solo malinconia, e questo non ci aiuta.
La vita è bella e va vissuta per quella che è, così come la vivono tutti quelli che non hanno avuto il cancro.
Cerchiamo di vedere il lato positivo: finché siamo in follow-up, siamo in buone mani. Quelle di Dio che dà ai medici la possibilità di utilizzare al meglio le loro competenze.
Cari amici, stringiamoci in un caloroso abbraccio, condividendo la vita così com’è assieme ai nostri familiari e ai nostri amici.
Affettuosamente.
Carletto
Negrar, 17 Dicembre 2008
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