Lilanda – Lusaka
21- Maggio 2012
Carissimi,
Eccomi qui, dopo 2 anni, per dirvi un po’ della mia vita qui in Zambia - Africa e di quello che faccio… forse poco sì, ma sempre bello e grande agli occhi del Signore.
Sento che la vita è un dono grande e vale la pena viverla in pienezza, nonostante la fatica della chemio e gli alti e bassi che questa comporta. L’anno scorso ho anche contratto la Bilarzia e l’Ameba che mi hanno costretto a rientrare in Italia prima del tempo. Ma mi sono ripresa, grazie a Dio che si è preso cura di me attraverso le attenzioni e competenza dei Medici e Infermieri dell’Ospedale Don Calabria di Negrar (VR). In gennaio sono ritornata in Africa. Come dire grazie ed esprimere la mia gratitudine a tutti? Si, prego per loro e li porto sempre con me nel cuore.
Quello che mi entusiasma tanto e che mi motiva ad andare avanti con speranza sono le persone qui in Africa: nonostante la loro lotta e fatica di ogni giorno sono gioiosi, accoglienti e con una gran voglia di vivere.
La parrocchia dove vivo, fra i baraccati di George Compound, è zona rossa, cioè pericolosa: dopo le ore 19.00 uscire di casa è veramente un rischio. E allora tutti si chiudono in casa, noi suore comprese, per evitare ladri, ubriachi, spacciatori di droga ecc... La povertà porta con sé anche questi aspetti negativi della vita sociale.
La gente però, in generale, è buona e accogliente; in particolare i cattolici, insieme ai cristiani di altre denominazioni, cercano di aiutare gli ammalati di Aids, cancro o di altre malattie. Quando mi sento abbastanza bene mi unisco a coloro che vanno nelle case a visitare i malati, desiderando anch’io dare una mano specialmente chi è più bisognoso.
Un giorno mi fu comunicato il caso di una signora che era alla quarta chemioterapia e si sentiva molto scoraggiata. Andai a trovarla. La lasciai parlare, infatti pensava che la sua fine fosse ormai prossima… poca speranza e molti dubbi e paure. Quando ebbi la sua attenzione, in breve, le dissi che pure io ero nella stessa situazione e che sapevo bene cosa lei provasse perché l’avevo provato anche io tante volte… Le dissi anche che ci sono dei momenti di pausa quando, grazie a Dio, ci si sente meglio e si ritorna a sperare. Aggiunsi: “I figli, i nipoti, tutta la tua famiglia ha ancora bisogno di te. Devi farcela!!!”. Poi l’ abbracciai, dicemmo una breve preghiera e la salutai. Dopo due mesi quella signora, dopo la S. Messa domenicale, mi avvicinò e mi disse: “Ho finito le chemio, Maria, ringrazio il Signore per essere qui. Sì, continuerò ad aiutare tutta la mia famiglia, finché il Signore vorrà”. La vidi felice e serena! Le sue parole mi toccarono profondamente e insieme ci mettemmo a danzare e cantare in Chinyanja, la lingua locale. Qui la spontaneità è normale.
In Zambia, fino a qualche anno fa, non c’erano cure per il tumore / cancro, non esistevano ospedali specializzati e solamente chi aveva possibilità economiche, andava all’estero. Ora, da qualche anno, esiste un nuovo ospedale qui nella capitale, Lusaka, dove i malati, anche poveri, possono accedere alle cure; un grande passo avanti per noi.
Oltre a questo ministero, che considero “life-giving” cioè che mi dà vita, partecipo agli incontri di preghiera della comunità cristiana, al dialogo interreligioso e al gruppo dell’Incontro Matrimoniale.
La gente mi aiuta a sperare e a vivere. E infatti proprio qui sta la chiave segreta della speranza: donare speranza.
Un abbraccio forte,
Sr. Maria Savani
suor Maria Savani con le mamme al lavoro
:::::: Creato il : 09/06/2012 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 09/06/2012 da Magarotto Roberto ::::::