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Io e lei di E.Boncinelli( del vivere e del morire) [02/06/2017]

 

STRAORDINARIO E' VIVERE ,  NON MORIRE 

 

 

 

Un suo aforisma dice: «Non posso fare a meno di pormi certe domande, ma debbo resistere alla tentazione di dare una risposta. Tanto sarebbe priva di fondamento». Quali domande? Quella sul senso della vita, per esempio. Per uno scienziato già definire cosa sia la vita non è semplice, ma volerla spiegare è una missione impossibile: «Se la vita ha un significato non è certamente la scienza che lo può indicare, anche se qualche scriteriato ogni tanto ci prova». Edoardo Boncinelli tiene fede all’impegno assunto con l’aforisma anche nell’ultimo libro, Io e lei, edito da Guanda: sì alle domande, resistendo però alla tentazione delle risposte senza fondamento scientifico.

Ecco l'articolo pubblicato di recente sulla sezione  culturale del Corriere 

 

 

 

 

 

Boncinelli e i misteri dell’esistenza
Straordinario è vivere, non morire

In libreria il saggio «Io e lei. Oltre la vita» (Guanda), che contiene le riflessioni
del genetista di fronte alla propria fine. Il vero mistero? La coscienza umana

 
 
 
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Un suo aforisma dice: «Non posso fare a meno di pormi certe domande, ma debbo resistere alla tentazione di dare una risposta. Tanto sarebbe priva di fondamento». Quali domande? Quella sul senso della vita, per esempio. Per uno scienziato già definire cosa sia la vita non è semplice, ma volerla spiegare è una missione impossibile: «Se la vita ha un significato non è certamente la scienza che lo può indicare, anche se qualche scriteriato ogni tanto ci prova». Edoardo Boncinelli tiene fede all’impegno assunto con l’aforisma anche nell’ultimo libro, Io e lei, edito da Guanda: sì alle domande, resistendo però alla tentazione delle risposte senza fondamento scientifico.

 

 

«Io e lei. Oltre la vita» (Guanda, pagine 188, euro 14)
«Io e lei. Oltre la vita» (Guanda, pagine 188, euro 14)

Io e lei, cioè io e la morte. Che cos’è? E soprattutto: come contenere l’angoscia che nasce dal riflettere sulla propria fine (riflessione complicata, «tutti sappiamo che gli uomini muoiono, ma a nessuno appare chiarissimo che lui morirà», scrive il genetista) ora che le condizioni e le possibilità di cura sono cambiate, la probabilità di andarsene lentamente, troppo lentamente, si fa concreta e l’atteggiamento di passiva attesa non è più l’unico accettabile? Mentre il dibattito parlamentare avanza a fatica, la consapevolezza della necessità di elaborare una nuova etica ha conquistato uno spazio pubblico. 

 

 

 

 

Edoardo Boncinelli (1941)
Edoardo Boncinelli (1941)

La consolazione data dalla religione non ha alcuna presa sullo scienziato: «Non credo in nessun dio e in nessuna sopravvivenza dopo la morte. Il corpo che muore, muore e basta». Sgombrato dunque il campo dal sacro restano le risorse della scienza. «La mia propria coscienza individuale — scrive Boncinelli — non potrà mai confrontarsi con la mia morte, perché la morte non le appartiene; non è nel suo campo esperienziale». Ma alla vita la morte conferisce un orizzonte. È dalla vita che dobbiamo partire per articolare il discorso.

Cos’è dunque la vita? Gli esseri viventi, risponde Boncinelli, sono corpi materiali estesi, anche se di dimensioni difformi, e comunque limitati nel tempo e nello spazio, capaci di metabolizzare una collezione di sostanze chimiche particolari, di crescere e di svilupparsi, di riprodursi e di evolvere, fino a quando l’ambiente circostante glielo permette. Ogni fenomeno biologico è in continuità con ogni altro: non c’è pausa, il tempo non si ferma mai ed è privo di lacune, tra la vita e la vita c’è solo la vita.

Gli esseri viventi, però, sono anche una presenza strana nell’universo, «una specie di scandalo o, se vogliamo, di bestemmia scientifica»: l’universo, con gli oggetti che contiene, tende al disordine, all’uniformità, all’appiattimento, cioè al decadimento di tutte le strutture e di tutti i processi. Gli esseri viventi sono un’eccezione, perché in essi tutto deve essere ordine: lottano contro la tendenza generale e la loro resistenza richiede un’enorme quantità di energia. Più che spaventarci per la morte, sostiene in fondo Boncinelli, dovremmo piuttosto meravigliarci per la vita: che non è la normalità, è lo straordinario.

Siamo come giocattoli caricati a tempo: la lotta contro il disordine ha una data di scadenza, finita la carica, ci fermiamo. Negli ultimi trent’anni abbiamo imparato sull’invecchiamento più che in tutti i periodi storici precedenti: può essere rallentato, ma non può perdere le sue caratteristiche essenziali e soprattutto la sua motivazione biologica. Invecchiamo perché alla natura, cioè alla selezione naturale, non interessa ciò che ci succede dopo l’età riproduttiva. La natura ci abbandona: accada ciò che deve accadere.

Quindi, a un certo punto si muore. «La mia vita, il mio corpo e in fondo anche la mia morte le posso vedere da fuori. Quello che si chiama comunemente conoscenza è un insieme di contemplazioni da fuori delle cose del mondo e della vita», osserva lo scienziato. Se invece guardiamo la vita «da dentro», tutto cambia: «Dentro c’è solo la continuità della mia percezione del mondo, mia e solamente mia. Io sono la mia coscienza e questa non può morire», perché la morte, come abbiamo visto, è estranea alla sua esperienza. La coscienza è per Boncinelli il punto chiave, l’autentico mistero dell’universo: non la vita, non la morte. La coscienza. «È la comparsa della mia consapevolezza di esserci e la conquista della mia identità il vero problema, il vero mistero, al quale per ora, al di là delle chiacchiere, non ha mai messo mano nessuno».

 


::::::    Creato il : 02/06/2017 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 02/06/2017 da Magarotto Roberto    ::::::
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