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Don giuseppe e il suo testamento spirituale [20/01/2020]

TESTAMENTO SPIRITUALE 

di Giuseppe Tacconi (22.10.2019)

 

 

1. Vorrei innanzitutto AVERE DEL TEMPO PER PREPARARMI al distacco:

 

-       tempo per regalare i miei libri ad altri; alcuni sono semplicemente da buttare, la maggior parte sono raggruppati per temi (pratiche di insegnamento; pratiche lavorative; metodologia della ricerca; formazione ecc.) e legati a possibili lavori (bella la sorpresa di vederli, analizzarli, catalogarli); 

-       tempo per consegnare ad altri i file del mio computer, soprattutto quelli che contengono abbozzi di scrittura e idee e abbozzi per articoli e – speriamo – libri futuri;

-       tempo per donare i miei vestiti (anche le stole che ho nell’armadio e ho usato molto poco o mai);

-       tempo per alleggerirmi di cose accumulate che non mi servono più: oggetti in camera, soprammobili ecc.

-       tempo per salutare i miei familiari, in particolare mia mamma, mia sorella e i miei fratelli;

-       tempo per rivedere e dire addio ad alcuni amici;

-       tempo per rivedere qualche luogo che è stato importante per me (ad esempio Monaco, Bologna, Bolzano, Fanano, Medellin ecc.);

-       tempo per vedere qualche film o per ascoltare qualche brano musicale (i cantautori italiani come Concato e De Gregori e quelli sudamericani come Mercedes Soza ecc.), che non ho avuto molto tempo di ascoltare;

-       tempo per pregare e coltivare la mia interiorità, in vista dell’ultimo viaggio.

 

2. Vorrei RINGRAZIARE

 

Per tutto ciò che è stato esprimo riconoscenza: in gran parte ho fatto ciò che amavo e ho amato ciò che facevo. Motivi per ringraziare:

 

«Al tramonto dei miei giorni vorrei coltivare di più la preghiera di gratitudine, che è quella che mi è stata più amica nel corso della vita. Rendere grazie a Dio 

o   per la vita,

o   per tutte le persone che mi hanno voluto bene e mi hanno insegnato ad amare, 

o   per i disappunti e i fallimenti che mi hanno reso umile, 

o   per le méte raggiunte e i progetti realizzati che mi hanno trasmesso entusiasmo e fiducia, 

o   per i momenti turbolenti che mi hanno plasmato a essere tenace, 

o   per i viaggi che hanno allargato i miei orizzonti e mi hanno permesso di scoprire il mosaico di volti che colorano l’umanità[1]

o   per i silenzi e la solitudine che hanno fatto germogliare l’introspezione e la mia creatività» (p. 51).

 

Vorrei in particolare 

-       ringraziare Dio per aver tessuto misteriosamente i fili della mia esistenza e avermi concesso di vivere più vite (figlio e fratello, religioso salesiano, docente universitario, amico ecc.);

-       ringraziare i miei familiari perché sono parte di me (e io di loro);

-       ringraziare le comunità salesiane in cui sono stato, in particolare quella del don Bosco di Verona, con cui ho condiviso parte della mia esistenza: pasti, momenti di preghiera, scambi quasi quotidiani; in particolare i “miei salesiani”  per la loro varia umanità, e i salesiani tedeschi (soprattutto Bruno Bauer, ma anche i miei compagni di un tempo, Heinz, Siegi ecc.);

-       ringraziare i/le colleghi/e e gli studenti/esse che ho e ho avuto all’università, che spesso sono stati maestri/e di vita e mi hanno guidato nella ricerca di senso; in particolare il gruppo dei/lle più vicini/e e diversi/e, che si sono resi/e disponibili in questo periodo di malattia (Giusi, Marco, Francesco, Alberto);

-       ringraziare i colleghi stranieri che ho conosciuto e con i quali ho intrecciato rapporti significativi; su tutti Adula(Etiopia) e Vidmantas (Lituania);

-       ringraziare il personale amministrativo dei vari uffici dell’università (dipartimento, nucleo di valutazione, formazione insegnanti, risorse umane ecc.) con cui ho collaborato: sono stati sempre molto vicini, affettuosi e disponibili con me;

-       ringraziare gli/le insegnanti e i/le formatori/trici che ho incontrato nelle attività formative e di ricerca fuori dall’Università, al Cnos-fap o prima al Centro pedagogico;

-       ringraziare coloro che, incontrati nelle varie strade percorse, sono diventati e si sono rivelati amici (Peter Litturi, Roberto Nicolis, Riccardo Tuggia e Michele Visentin, Beppe Hassan, Marco Perini, Ioris Franceschinis, Francesco Tommasi, Giuseppina Messetti, Tonia De Vita);

-       ringraziare il personale del don Bosco: le persone della portineria, della libreria, della lavanderia, della cucina, delle pulizie, perché ciascuno/a con le sue sfaccettature ha arricchito la mia umanità; 

-       ringraziare gli/e altri/e religiosi/e con cui nel tempo si sono costruiti significativi rapporti (don Silvano, anche per la disponibilità a presiedere la liturgia funebre, le clarisse di Fanano, i poveri servi e le povere serve della divina provvidenza, le suore elisabettine di Padova ecc.);

-       ringraziare chi si è fatto vicino, in particolare in questo tempo di malattia, con un consistente aiuto: Gustavo, Andrea Costa, Roberto Nicolini, Norberto, ecc.

 

3. Vorrei AFFIDARMI E CONFIDARE:

 

-       Non so che cosa – e quanto tempo – mi attenda,

-       non so come sarò in questo tempo, 

-       so che alcuni amici si prenderanno cura di me anche nel tempo del declino (spero che questo non pesi eccessivamente su di loro),

-       non so se sarò in grado di riconoscere volti e presenze,

-       non so come reagirò alla crescente dipendenza dagli altri che mi attende.

 

Allora chiedo:

«…la grazia di fare pace con l’inevitabile e di essere abbastanza umile e coraggioso per testimoniare 

o   la serenità nella fragilità, 

o   la bontà nel decadimento del corpo,

o   il sorriso nell’indebolimento della mente e dei ricordi […].

Confido in Dio e a lui mi affido, mentre cerco di far tesoro di ogni goccia del tempo che mi regala» (pp. 51-52).

 



[1] Penso in particolare ai viaggi e alle permanenze all’estero: Germania (dove sono stato per i cinque anni di teologia), Lituania, Olanda, Belgio, Austria, Svizzera, Stati Uniti, Colombia, Brasile, Malesia, Namibia ecc..)


::::::    Creato il : 20/01/2020 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 20/01/2020 da Magarotto Roberto    ::::::
Commenti (3)
#1 commento inserito da : Zanato Angela il giorno : 27/07/2023 alle ore: 8.39

testo:


Carissimo prof. Tacconi, le persone restano sempre nel cuore di coloro che conservano ciò che l’altro gli ha insegnato. Io porto nel mio la tua raccomandazione di “perdere tempo” e ti dono le mie riflessioni: “Non si può andare contro natura. A qualcuno di noi, e forse a questo campo nemmeno noi apparteniamo, è concesso di elevarsi oltre natura, al di là dei limiti posti dall’accettazione e dall’adattamento, per assumere prospettive che consentono di intravedere orizzonti nuovi e di estendere i confini stessi della nostra natura umana. Andare contro natura non è possibile, ma oltre natura ci è concesso. Accade quando l’esperienza, che viviamo pienamente, consente di ampliare la lunghezza d’onda del tempo, a tal punto da acquisire la percezione di “perdere tempo”, quasi fino a fermarlo, nell’immagine eterna dell’esperienza che stiamo vivendo. Questo fenomeno si crea ogniqualvolta veniamo a contatto con oggetti che ci spingono all’interno di un flusso di natura emotiva e cognitiva, le cui linee di campo appartengono alla spontaneità e alla passione. In modo analogo ciò accade tra alcune persone, ma qui è l’intimità che ne definisce lo spazio di azione. Qualcosa si muove nella lettura analitica di questo processo, eppure la rappresentazione complessiva di noi suona il silenzio dell’eternità”.
#2 commento inserito da : Zanato Angela il giorno : 16/01/2021 alle ore: 21.58

testo:


Caro prof.Tacconi, a distanza di un anno dalla tua scomparsa, ciò che sei stato e che hai dato è rimasto vivo come prima. Grazie della tua testimonianza di una vita di qualità fatta non di tempo fisico ma di sorrisi, di pensieri alti, di speranze, di dono autentico e generoso. Hai realizzato quel "fare pace con l'inevitabile" che è essenza di saggezza e di legame profondo con la vita. Un caro saluto Angela Zanato
#3 commento inserito da : ZOCCA MASSIMO EMANUELE il giorno : 21/01/2020 alle ore: 19.43

testo:


Giuseppe, Caro Giuseppe, ti scrivo queste poche righe anche se ormai purtroppo non le puoi più leggere fisicamente, ma sono sicuro che da lassù ci riuscirai comunque... Solo poco fa ho appreso che non sei più tra noi, la malattia ti ha portato via...sono rimasto attonito,confuso, poi un grande dispiacere ha pervaso la mia anima...abbiamo condiviso solamente pochi anni alle scuole elementari, veramente poco tempo, eppure già allora si riusciva a capire che bella persona saresti diventato;sempre buono e disponibile con tutti, intellligente ed acuto come pochi ma comunque sempre umile e bendisposto ad aiutare..queste sono solo alcune doti che sicuramente ti hanno accompagnato lungo il tuo purtroppo breve percorso di vita.Ma anche se la tua vita è stata breve hai saputo viverla intensamente,cogliendone la parte essenziale e soprattutto mettendoti a disposizione di tutti quelli che ne avevano bisogno...le vicissitudini della vita ci hanno allontanato, ma di tanto in tanto ricevevo belle notizie da qualcuno a te vicino, e la cosa mi faceva un piacere veramente grande,ero felice..leggere le tue parole ora,come hai affrontato il periodo della malattia,come hai guardato in faccia il male che sapevi che non ti avrebbe più lasciato... non gli hai urlato contro la tua forse più che giustificata rabbia..no.. anche in questo hai saputo cogliere la parte migliore, andando ancora di più al fondo della tua grande umanità e spiritualità... ci hai dato una ultima importante lezione:che bisogna comunque sempre affrontare gli ostacoli della vita con spirito positivo, essere pronti a perdonare...la tua vita si è spenta qui sulla terra, ma il ricordo di quello che sei stato, di quel tanto che hai donato, brillerà sempre fulgido nell'animo delle persone che ti hanno voluto bene.Riposa in pace Giuseppe, caro Giuseppe, e grazie..solo questo ti posso dire...grazie il tuo compagno di scuola. Emanuele
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