TESTAMENTO SPIRITUALE
di Giuseppe Tacconi (22.10.2019)
1. Vorrei innanzitutto AVERE DEL TEMPO PER PREPARARMI al distacco:
- tempo per regalare i miei libri ad altri; alcuni sono semplicemente da buttare, la maggior parte sono raggruppati per temi (pratiche di insegnamento; pratiche lavorative; metodologia della ricerca; formazione ecc.) e legati a possibili lavori (bella la sorpresa di vederli, analizzarli, catalogarli);
- tempo per consegnare ad altri i file del mio computer, soprattutto quelli che contengono abbozzi di scrittura e idee e abbozzi per articoli e – speriamo – libri futuri;
- tempo per donare i miei vestiti (anche le stole che ho nell’armadio e ho usato molto poco o mai);
- tempo per alleggerirmi di cose accumulate che non mi servono più: oggetti in camera, soprammobili ecc.
- tempo per salutare i miei familiari, in particolare mia mamma, mia sorella e i miei fratelli;
- tempo per rivedere e dire addio ad alcuni amici;
- tempo per rivedere qualche luogo che è stato importante per me (ad esempio Monaco, Bologna, Bolzano, Fanano, Medellin ecc.);
- tempo per vedere qualche film o per ascoltare qualche brano musicale (i cantautori italiani come Concato e De Gregori e quelli sudamericani come Mercedes Soza ecc.), che non ho avuto molto tempo di ascoltare;
- tempo per pregare e coltivare la mia interiorità, in vista dell’ultimo viaggio.
2. Vorrei RINGRAZIARE
Per tutto ciò che è stato esprimo riconoscenza: in gran parte ho fatto ciò che amavo e ho amato ciò che facevo. Motivi per ringraziare:
«Al tramonto dei miei giorni vorrei coltivare di più la preghiera di gratitudine, che è quella che mi è stata più amica nel corso della vita. Rendere grazie a Dio
o per la vita,
o per tutte le persone che mi hanno voluto bene e mi hanno insegnato ad amare,
o per i disappunti e i fallimenti che mi hanno reso umile,
o per le méte raggiunte e i progetti realizzati che mi hanno trasmesso entusiasmo e fiducia,
o per i momenti turbolenti che mi hanno plasmato a essere tenace,
o per i viaggi che hanno allargato i miei orizzonti e mi hanno permesso di scoprire il mosaico di volti che colorano l’umanità,
o per i silenzi e la solitudine che hanno fatto germogliare l’introspezione e la mia creatività» (p. 51).
Vorrei in particolare
- ringraziare Dio per aver tessuto misteriosamente i fili della mia esistenza e avermi concesso di vivere più vite (figlio e fratello, religioso salesiano, docente universitario, amico ecc.);
- ringraziare i miei familiari perché sono parte di me (e io di loro);
- ringraziare le comunità salesiane in cui sono stato, in particolare quella del don Bosco di Verona, con cui ho condiviso parte della mia esistenza: pasti, momenti di preghiera, scambi quasi quotidiani; in particolare i “miei salesiani” per la loro varia umanità, e i salesiani tedeschi (soprattutto Bruno Bauer, ma anche i miei compagni di un tempo, Heinz, Siegi ecc.);
- ringraziare i/le colleghi/e e gli studenti/esse che ho e ho avuto all’università, che spesso sono stati maestri/e di vita e mi hanno guidato nella ricerca di senso; in particolare il gruppo dei/lle più vicini/e e diversi/e, che si sono resi/e disponibili in questo periodo di malattia (Giusi, Marco, Francesco, Alberto);
- ringraziare i colleghi stranieri che ho conosciuto e con i quali ho intrecciato rapporti significativi; su tutti Adula(Etiopia) e Vidmantas (Lituania);
- ringraziare il personale amministrativo dei vari uffici dell’università (dipartimento, nucleo di valutazione, formazione insegnanti, risorse umane ecc.) con cui ho collaborato: sono stati sempre molto vicini, affettuosi e disponibili con me;
- ringraziare gli/le insegnanti e i/le formatori/trici che ho incontrato nelle attività formative e di ricerca fuori dall’Università, al Cnos-fap o prima al Centro pedagogico;
- ringraziare coloro che, incontrati nelle varie strade percorse, sono diventati e si sono rivelati amici (Peter Litturi, Roberto Nicolis, Riccardo Tuggia e Michele Visentin, Beppe Hassan, Marco Perini, Ioris Franceschinis, Francesco Tommasi, Giuseppina Messetti, Tonia De Vita);
- ringraziare il personale del don Bosco: le persone della portineria, della libreria, della lavanderia, della cucina, delle pulizie, perché ciascuno/a con le sue sfaccettature ha arricchito la mia umanità;
- ringraziare gli/e altri/e religiosi/e con cui nel tempo si sono costruiti significativi rapporti (don Silvano, anche per la disponibilità a presiedere la liturgia funebre, le clarisse di Fanano, i poveri servi e le povere serve della divina provvidenza, le suore elisabettine di Padova ecc.);
- ringraziare chi si è fatto vicino, in particolare in questo tempo di malattia, con un consistente aiuto: Gustavo, Andrea Costa, Roberto Nicolini, Norberto, ecc.
3. Vorrei AFFIDARMI E CONFIDARE:
- Non so che cosa – e quanto tempo – mi attenda,
- non so come sarò in questo tempo,
- so che alcuni amici si prenderanno cura di me anche nel tempo del declino (spero che questo non pesi eccessivamente su di loro),
- non so se sarò in grado di riconoscere volti e presenze,
- non so come reagirò alla crescente dipendenza dagli altri che mi attende.
Allora chiedo:
«…la grazia di fare pace con l’inevitabile e di essere abbastanza umile e coraggioso per testimoniare
o la serenità nella fragilità,
o la bontà nel decadimento del corpo,
o il sorriso nell’indebolimento della mente e dei ricordi […].
Confido in Dio e a lui mi affido, mentre cerco di far tesoro di ogni goccia del tempo che mi regala» (pp. 51-52).
:::::: Creato il : 20/01/2020 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 20/01/2020 da Magarotto Roberto ::::::