UNA STORIA DI INGIUSTIZIA IN MEDICINA
 
Si ammalo' di cancro alla cervice nel 1951.
Durante la terapia che lei ebbe a praticare presso l’ospedale   John Hopkins nel 1951 alcuni ricercatori  dell’istituto le prelevarono delle cellule per la ricerca. Una cosa non  insolita anche se la paziente non aveva concesso il permesso al prelievo  pur accettando la cura che, va detto, era gratuita. Qualcosa di  insolito accadde dopo. Ed è l’argomento di   questo libro che racconta questa storia  incredibile. I dottori avevano bisogno di cellule umane per studiare il  cancro alla cervice e di sapere come le cellule progredissero.  Nonostante le ricerche effettuate nell’arco di decenni non erano  riusciti a tenere vive le cellule in cultura. “Essi scoprirono che  quelle di Henrietta erano diverse. Si riproducevano in continuazione  nell’arco delle 24 ore senza mai fermarsi.” Così scrive la  giornalista esperta di scienze  Rebecca  Skloot, autrice del libro. Queste cellule sono diventate  le prime cellule immortali cresciute in laboratorio.

Sono diventate famose anche con la sigla “HeLa”  anche perchè erano donate gratuitamente a qualsiasi ricercatore ne  faceva richiesta. Già dal 1952 venivano prodotte in massa al  Tuskegee Institute per poi essere inviate ai  centri di studio della poliomelite in tutto il mondo per testare  l’efficacia del nuovo   vaccino Salk. Queste cellule possiedono la  capacità di crescere riprodursi come   l’erba digitaria. Negli anni sessanta le cellule  erano dappertutto nel mondo. Tutti potevano averle in cultura seguendo  le istruzioni degli esperti.
La storia di Lacks è rimasta sconosciuta per molto tempo. Quando  l’autrice del libro cominciò a studiare il suo caso e a fare ricerche  dieci anni fa, le cellule  HeLa venivano attribuite ad altre donne come Helen Lane,  Helen Larson e perfino all’attrice Hedy Lamarr. Ma le cose non  convincevano la Skloot, anche alla luce del successo che avevano  ottenuto quelle cellule nella lotta a diversi tipi di cancro e di virus.  Esse erano state essenziali nello sviluppo della fertilizzazione in  vitro e nella mappazione dei geni e dei cloni. Una industria miliardaria  aveva aumentato in maniera vertiginosa i suoi profitti nella vendita e  distribuzione delle cellule, eppure la famiglia della povera Henrietta  non aveva avuto nessun vantaggio o compenso. Nessun riconoscimento per  lo sfruttamento di quelle cellule. Solo alcuni giornali ne avevano  parlato senza che accadesse nulla.

Deborah, (nella foto accanto)la figlia di Henrietta,  si chiedeva come mai le cellule della mamma avevano fatto tanto per la  medicina e per la salute di tanti ammalati e la sua famiglia non poteva  nemmeno permettersi di pagare il medico per curarsi. Gli sforzi e le  ricerche della Skloot, una bianca, e le inizialmente caute dichiarazioni  della famiglia Lacks, hanno comunque aiutato a scrivere questo libro  molto interessante e che merita di essere letto specialemente in  occasione della gioranata della donna. “Ho avuto modo di creare un  affettuoso e forte legame con Deborah e senza rendermene conto sono  diventata come il personaggio principale della sua storia, e lei nella  mia“. Ciò che emerge dalle ricerche della giornalista e dal  desiderio struggente ed inarrestabile della figlia di Henrietta è quello  di recuperare l’identità della madre in termini di razza, sesso, etica,  classe sociale, economia, scienza e ricerca scientifica in relazione  alla società americana. getta una luce non sempre chiara sulla ricerca e  su quello che accade quando questa viene condotta all’interno di un  sistema sanitario non egalitario e descrive una storia tutta americana  fatta di intrighi, tragedia, trionfi, pathos e redenzione
              
 
   fonte:
            
            ::::::    Creato il : 16/03/2010 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 25/03/2012 da Magarotto Roberto    ::::::