Chiunque visiti spesso questo spazio web ha avuto a che fare, direttamente o indirettamente, con il tumore, oppure lo sta tuttora affrontando. Tutti noi sappiamo che affrontare la malattia è un’esperienza dirompente, che sconvolge tutti gli schemi e le regole delle nostre vite.
A volte, purtroppo, alla paura per la propria vita si sommano anche problemi economici molto seri.
Lo ha scoperto Daniela Fregosi, una libera professionista nel settore della formazione aziendale che a 46 anni si è ammalata di tumore al seno. Daniela scopre nel pieno della sua malattia che la nostra legislazione prevede pochissimi ammortizzatori sociali per un lavoratore autonomo ammalato gravemente. E così Daniela da Dicembre ha dato inizio alla sua disobbedienza fiscale e ora, insieme all’Acta, Associazione Consulenti del Terziario Avanzato, sta portando avanti una petizione online (che attualmente ha raggiunto quasi le 5 mila firme) affinché i lavoratori autonomi che si ammalano ricevano assistenza e abbiano maggiori tutele.
In una recente intervista al quotidiano La Repubblica, Daniela ci dice:
“Un lavoratore autonomo, iscritto per legge alla Gestione separata dell’Inps, ha diritto a un massimo di
61 giorni di malattia in un intero anno solare e l’indennità è calcolata sulla base dei contributi degli ultimi anni. Io, nello specifico, ho avuto 13 euro al giorno compresi i festivi. Ma un ciclo di chemioterapia può durare anche sei mesi, senza contare le possibili complicazioni dell’intervento chirurgico, come è accaduto nel mio caso. Allora si può ‘sperare’ di stare talmente male da ridurre a meno di 1/3 la propria capacità lavorativa: in questo caso si ha diritto all’assegno ordinario di invalidità – un assegno temporaneo che dà diritto a cifre comunque molto basse – o in alcuni casi all’invalidità civile. Anche qui, però, c’è la magagna: l’importo dell’aiuto economico viene stabilito sulla base del reddito dell’anno precedente a quello della malattia, e le soglie di riferimento sono bassissime.”
“Noi lavoratori autonomi abbiamo diritto all’indennità di degenza ospedaliera. Peccato che nessuno lo sappia: non ne sono a conoscenza neanche i medici. Non dico che debbano spiegarci le leggi, ma credo che dovrebbero almeno sapere che questa possibilità esiste e suggerire ai pazienti di informarsi, così come dicono ai lavoratori dipendenti che esiste la legge 104. Il certificato di degenza infatti deve essere trasmesso entro 180 giorni, calcolati dal giorno successivo alla fine del ricovero. E c’è un altro motivo per avere fretta: il rimborso viene stabilito non in base ai mesi totali di contributi versati, ma sulla situazione contribuiva dell’ultimo periodo: e cioè nei 3 mesi di contribuzioni accreditate nei 12 mesi che precedono l’inizio della malattia. Se a causa della malattia una persona non ha potuto lavorare e risultano pochi versamenti, non ha più diritto a nulla.”
“Dopo la scoperta del cancro ho cominciato a chiedere ai medici e al mio commercialista, ma nessuno sapeva nulla. Sono cominciate le lunghe file ai patronati, le attese con gli operatori del call center dell’Insp, che ne sapevano meno di me. Alla fine sono stata io a dover spiegare loro l’ultima circolare del Maggio 2013 riguardante i lavoratori autonomi a gestione separata, che riguarda l’estensione del diritto alla indennità giornaliera di malattia e all’indennità per congedo parentale ai lavoratori iscritti alla Gestione separata. Mi hanno ringraziata per l’informazione.”
“Sono stata contattata dall’Aimac, associazione Italiana malati di cancro, per lavorare insieme all’aggiornamento del loro opuscolo sui diritti, che ad oggi non riporta informazioni per i liberi professionisti”.
“Nella petizione sono state inserite quelle che riteniamo le mancanze più gravi e che rasentano l’incostituzionalità, perché si fa una discriminazione tra i lavoratori. La protesta è questa: a parità di pagamento di tasse, e con un’aliquota Inps comunque alta, i lavoratori autonomi non hanno ammortizzatori sociali. Non si può salassare un contribuente per anni e poi, nel momento in cui diventa un paziente oncologico, trattarlo come se la sua vita professionale non fosse stata stravolta. Ci si aspetta che i liberi professionisti abbiano un’assicurazione privata, ma in molti non riescono più a sostenerne i costi.
“Ho deciso di compiere un atto concreto, rifiutandomi di pagare l’acconto Inps arrivato lo scorso dicembre. Si tratta di circa 3.000 euro. Ora mi aspetto di ricevere una lettera formale di sollecito, alla quale intendo rispondere in maniera altrettanto formale, denunciando quello che ritengo un fatto vergognoso: chiedere un contributo a un paziente oncologico che a causa della malattia non sta lavorando. Io intendo pagare, ma il giusto: mi aspetto di poter saldare a consuntivo, in base al reale guadagno dell’anno in corso. Questa è una delle richieste della petizione: almeno dilazioniamo e alleggeriamo la tassazione”.
“Nelle mie ricerche ho scoperto che rifiutarsi di pagare le tasse ha conseguenze meno gravi di quelle che si possono immaginare. La cosa veramente grave è non dichiarare tutto quello che si è lavorato. Ma se si fa la dichiarazione e poi si ha difficoltà nei pagamenti, passa molto tempo prima che vengano richiesti. È importante che questo si sappia: conosco donne che sono in dubbio tra il pagare le tasse o le cure”.
Daniela ha un suo blog sul quale, oltre a leggere la sua storia, si possono reperire tutte le info legali per reclamare i propri diritti. Questo il link:
Sul blog troverete il link diretto a Change.org per firmare la petizione, oppure potrete andare direttamente sul sito per firmarla con questo link:
Firmate e diffondete questa notizia e il link per far firmare quante più persone possibili: difendere i nostri diritti di malati, a prescindere dal ruolo professionale che si occupa, è una battaglia che deve toccarci tutti!
Rossella
L'immagine di apertura a questo testo è tratta dal sito di Daniela Fregosi www.danielafregosi.it/
:::::: Creato il : 20/02/2014 da marsala rossella :::::: modificato il : 20/02/2014 da marsala rossella ::::::