in memoria del grande direttore d'orchestra Claudio Abbado ( Milano 1933-Bologna 2014)
ripubblichiamo un'intervista dopo la sua malattia del 2000 ( fu operato di un cancro gastrico )
a testimonianza della sua fede nella vita , nella musica , nello spirito umano
ABBADO Con la musica combatto il cancro
Mai come oggi il rapporto con i Berliner è stato così speciale
Ci siamo tutti impegnati in uno slancio comune per dare il meglio
BERLINO - «La musica è la migliore medicina. Più di ogni cura è stata proprio la musica ad aiutarmi a superare questi mesi difficili», racconta Claudio Abbado che, per la prima volta, parla apertamente della grave malattia dalla quale si sta ora velocemente riprendendo. «Un cancro», spiega senza enfasi il 67enne maestro italiano. «Mi hanno operato allo stomaco e me ne hanno tolto una buona parte. Di conseguenza sono costretto a una dieta ferrea, sorvegliato a vista dai miei due medici berlinesi». Parole secche e chiare, che mettono fine a una lunga serie di «si dice», di voci assillanti, di chiacchiere, di preoccupazioni che si sono rincorse durante gli ultimi sei mesi. Voci basate anche sul dimagrimento vistoso del direttore, che peraltro non ha mai interrotto la sua attività. Abbado, che finora aveva preferito mantenere il riserbo sulla sua vita privata, ora racconta. Con il sollievo di chi il male lo vede già alle spalle. Come garantiscono i chili ripresi di recente e l' aspetto decisamente migliore. Ma il prezzo da pagare ora è una disciplina ferrea. «Dal punto di vista alimentare certo, per il resto però tutto prosegue come sempre. La mia vita la decido io. Se avessi dovuto seguire i consigli dei dottori, a novembre non sarei potuto partire per la tournée in Giappone con i Berliner e il Tristano. Me l' avevano tassativamente proibito. Ma io sentivo che era giusto andare. E mi ha fatto bene. Da quel momento ho cominciato a sentirmi meglio». Comunque questi mesi per lei devono essere stati molto duri. «Ho sofferto e ho lottato con tutte le mie forze. Come sempre però dal male può nascere qualcosa di buono. A cominciare dai piccoli piaceri del palato, acuito e sensibilizzato come non mai dalla necessità di dosare e selezionare il cibo, fino alla maggiore attenzione per le piccole cose quotidiane. E poi le grandi gioie: la sicurezza degli affetti, la scoperta di un nuovo legame con la mia orchestra». In effetti dopo la doppia tournée beethoveniana a Roma e a Vienna tutti hanno sottolineato lo speciale feeling scattato fra Abbado e i Berliner. Die Zeit ha addirittura parlato di come «l' era berlinese di Abbado sia dal punto di vista musicale al suo zenit». In ogni concerto - prosegue il quotidiano tedesco - «si può sentire come tutto sia frutto di un lavoro artistico comune, di come siano vicini il direttore e i musicisti», di come interagiscano intensamente. «E' vero, mai come oggi il rapporto con i Berliner è diventato "speciale". A contraddire chi immaginava un lungo addio in diminuendo, fra noi si è instaurata un' intensità di scambi e attenzioni mai conosciuta prima. Ci siamo tutti impegnati in uno slancio comune per dare il meglio». Uno slancio che ha richiesto a lui uno sforzo non indifferente. Ma Abbado ce l' ha fatta. Il recupero di forze è evidente. Dal Requiem verdiano di fine gennaio a oggi il maestro appare decisamente più in forma. Il colorito è roseo, il corpo scattante, la voglia di divertirsi lavorando tanta. L' Abbado di sempre, insomma, pronto a partire per nuovi progetti musicali. Con la gente che lo applaude senza sosta e non se ne vuole più andare. A Berlino come a Roma, come a Vienna. Con quale di queste platee si sente più in sintonia? «C' è una composizione molto indicativa a proposito: la Nona di Mahler. Alla fine di questa sinfonia si verifica quasi sempre qualche attimo di silenzio. Il tempo che intercorre fra l' ultima nota e il primo applauso, è la misura, il grado di partecipazione degli ascoltatori. Il silenzio più lungo si verifica a Berlino».
:::::: Creato il : 21/01/2014 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 21/01/2014 da Magarotto Roberto ::::::