Rossetti e parrucche, la lotta
al cancro con un tocco di bellezza
A Oncologia del Sacro Cuore contro gli effetti della chemio. Un centro di estetica per le donne malate
VERONA — Alina lunedì è andata a tagliarsi i capelli. I suoi lunghi capelli neri. Le dicevano che sarebbe stata bene, con un taglio «a maschietto». Usavano quel termine, lunedì per il taglio di Alina. Per evitare di usare un’altra parola. «Rasatura». Alina lunedì doveva rasarsi la testa. Perché Alina i capelli, ieri, non se li doveva tagliare. Li doveva rasare. Solo così non si troverà più le mani colme di quelle matasse. Gliele ha portate in dono la chemioterapia, ad Alina, quelle ciocche di capelli che cadono. Ma lunedì, Alina, non si è fatta un taglio «a maschietto». Perché Luisa ha capito. E ha capito anche Antonella. Come hanno capito Paola, Lucia e anche Dimitri. A loro Alina ha spiegato che non ha ancora detto alle figlie di 13 e 6 anni che ha il cancro. E che vederla arrivare a casa con il cranio denudato sarebbe stato troppo. Gliel’hanno spuntato un po’, una sorta di caschetto corto, quello che rimane dei capelli di Alina. Glieli taglieranno un po’ alla volta. Per dare il tempo anche a lei di capire. Di vedere il suo corpo violato dalle terapie che la salveranno, ma anche dalle loro conseguenze.
E glielo hanno fatto in quel «salone» un po’ speciale, il taglio di capelli ad Alina. Un salone di bellezza che si trova nel piano interrato di Casa Nogarè. All’ospedale don Calabria di Negrar. Perchè il «salone» di Alina e di tante altre donne è in realtà un «centro estetico» nato da un progetto del reparto di oncologia. Un «parrucchiere» davvero strano, quello di Alina e delle altre donne. Aperto due lunedì al mese, il giorno in cui gli altri saloni sono chiusi. E «gestito» volontariamente da una parrucchiera e da un’estetista, Antonella e Luisa. Lo hanno portato avanti, quel progetto, la dottoressa Paola Cassandrini che dirige il reparto di Oncologia del Sacro Cuore e un’infermiera, Lucia Ciccarelli. Ma a pensare a quel modo per togliere in parte lo sfregio è stato un uomo. Il dottor Marco Venturini, precedente primario del reparto alla cui memoria il progetto è dedicato. Ti prende il corpo, il cancro. Te lo modificano le terapie. Ma ci sono una dignità e una speranza che vanno oltre e passano anche da una parrucca con un taglio di capelli alla moda o da un trucco ben fatto. Non si fanno miracoli, al «centro estetico» del don Calabria. Ma si fa in modo che, anche affrontando positivamente la malattia e le terapie, avvengano.
E così lunedì Alina sapeva di poter parlare senza vergognarsi. Sapeva di avere intorno altre donne che su quel golgota ci sono. Comelei. E quel taglio di capelli è diventato più lieve. «Quando andiamo dalle pazienti, anche quelle che non si possono alzare dal letto, a volte basta poco per dare un briciolo di serenità. Allora le dici "vuoi che ti pettini, vuoi che faccia le unghie"... Così è nato questo salone », ha spiegato la dottoressa Cassandrini. Ma ieri in quella stanza con tre «postazioni» dove non ci sono caschi, bigodini e phon o colori per le meche, ma parrucche di ogni fattezza e una miriade di ombretti, c’era poco tempo per filosofeggiare. Paola e Luisa dovevano farsi spuntare quella chioma che mica si «può mettere in testa e via. No. Va studiato il colore. E il taglio». Avevano le creme nuove da provare. E il trucco da abbinare. E poi parlavano dei massaggi. Vicino a loro Carla che ha il dispositivo che permette di avere un accesso venoso centrale che le spunta dalla maglietta, si fa mostrare gli ombretti. E Carla prima che arrivasse quell’infame del cancro, non si era mai truccata una volta.
«Sono donne che hanno bisogno di sentirsi accolte - spiega la psicologa del reparto, Maria Luisa Fabbro -. E prendersi cura del proprio corpo, di quel corpo che per certi versi ti ha tradito con la malattia, è una rivincita ». Sono come amazzoni, le donne del reparto di oncologia di Negrar. Come diventano amazzoni e guerriere tutte le donne che si ammalano e lottano contro il cancro. E quel «centro estetico»—dove «lavora» anche Dimitri, che è un giovane uomo di 20 anni e che i suoi lunedì liberi preferisce trascorrerli qui perchè, dice «non è che in giro ci sia poi di meglio da fare. Per me il meglio è qui» - un altro piccolo miracolo lo imperla. Perchè quelle parrucche costano. Almeno 500 euro. E allora la dignità rischia di diventare un lusso. Ma il centro, attraverso un rapporto diretto con i produttori e grazie a un contributo del Lyon’s, quel costo lo riesce ad abbattere. L’obiettivo è che quelle chiome possano essere date alle donne malate gratuitamente. Ma questo è un altro passo. Intanto al «centro estetico» oncologico di Negrar si regala qualcosa forse di più importante: imparare a non far vincere il cancro anche con un rossetto e una meche.
fonte : corriere.it 13 novembre 2012 Angiola Petronio
commento inviato per iscritto da Carletto Tondelli :
" complimenti !
ho visto in televisione l'attuazione dell'opera ideata dal compianto genio del dr. Marco venturini per dare sollievo alle donne che perdìono i capelli durante la chemioterapia
Comprendo benissimo : anch'io l'ho fatta e so cosa vuol dire ; figuriamoci le donne!
E per chi perde i denti a causa della radioterapia ? ci avete pensato?
ai posteri la soluzione dell'arduo problema!( scherzando un po...., ma mica tanto )"
Carletto
:::::: Creato il : 18/11/2012 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 18/11/2012 da Magarotto Roberto ::::::