Giuseppe Galluccio
Torre del Greco ( NA)
Nel 2001 a 41 anni scoprii di avere un carcinoma al pancreas.
Soffrivo di gastrite da due anni, ma non rispondevo ai farmaci. Nessun medico ebbe l’idea che potesse non trattarsi di gastrite ma che ci fosse altro. E nonostante fossi un infermiere professionale esperto manco a me venne l’idea di fare ulteriori controlli. Tutti attribuivano i disturbi più gravi della gastrite che pur avevo come un fatto nervoso, dato che sono un soggetto ansioso. Convinsero pure me !!
Cosi andavo avanti tra disturbi digestivi e malesseri più o meno gravi. Avevo sempre una sorta di bruciore alla bocca, la lingua urente, una stato di malessere generale.
Eseguivo periodicamente delle gastroscopie e nell’ultima che feci, novembre 2001 , si evidenziò una sorta di ulcera sul duodeno che sembrava stenotico.
Il gastroenterologo non riusciva a passare con l’endoscopio cosi mi portò il giorno dopo in un centro specializzato per ripetere la gastroscopia che non aveva potuto completare. Ma era già certo che fosse una cosa molto seria. Ed io avvertivo la sua ansia ed ero convinto che fosse un tumore.
Lo specialista che eseguì l’ulteriore gastroscopia fece diagnosi subito : carcinoma del pancreas, anche in assenza di esami istologici che puntuali arrivarono a conferma.
Grazie a mio fratello anestesista feci Tac e scintigrafia in tempi brevissimi e lui contattò un chirurgo che conosceva , in grado di fare il delicato intervento di cui avevo bisogno.
Insomma in meno di un 20 gg avevo completato l’iter e l’intervento fu programmato il 4 dicembre.
Difficile descrivere le sensazioni che provo in quei momenti. Non pensavo di morire, ma mi spaventava moltissimo l’intervento. E le successive chemio. Da infermiere sapevo che un intervento di duodenocefalopancreasectomia (il nome tecnico di quello che mi dovevano fare!) era una cosa seria. Tubi catetere centrale dolore ..sapevo quello che mi aspettava per aver seguito pazienti operati.
Accarezzai l’idea di non fare niente ma mia moglie e mio fratello mi dettero forza. E poi avevo due figli piccoli che, per quanto parzialmente all’oscuro, capivano che le cose non andavano.
E l’idea di non poterli più vedere di lasciarli soli era l’angoscia più grande.
Cosi venne il girono dell’intervento. La prognosi fu infausta perché due linfonodi mesenterici erano positivi. Il chirurgo disse a mia moglie che probabilmente non sarei sopravvissuto altri 6 mesi. La diagnosi istologica fu "Ca della testa del pancreas a cellule scarsamente differenziate". Ma io questo l’ho saputo a distanza di anni. I miei mi diedero una versione un po’ edulcorata, ed io ci volli credere, né mi occupai di controllare cartelle e documentazione. Mi ero affidato a mia moglie e mio fratello che decidessero per me.
Ma l’intervento andò bene. Fortunatamente non mi tolsero tutto il pancreas, ma resecarono solo la testa cosi non ho bisogno di insulina.
Quando mi risvegliai stavo bene. E dopo due giorni ero quasi contento. Soffrivo per i tubi , le sonde ed i dolori ma ero “felice”. Perché non avevo più tutti quei fastidi che mi avevano tormentato per due anni.
Questo mi diede la sensazione di essere “guarito”. Ed in realtà sono sempre stato convinto che ce l’avrei fatta. La paura di morire ce l’avevo prima che mi operassi. Dopo no.
Quello che adesso mi spaventava era la chemio. Avevo conosciuto e visto pazienti che buttavano l’anima e l’idea mi spaventava decisamente.
Dopo 40 gg dall’intervento andai dall’oncologo che mi doveva seguire. Lui mi spiegò un po’ di cose mi disse che alcuni nel mio caso facevano la radio, lui avrebbe voluto fare chemio e radio. Io gli dissi ok per la chemio, ma rifiutai di fare la radio. Perché un mese prima avevamo curato nel nostro reparto una donna che praticamente non aveva più la parete addominale, bruciata dalla radioterapia. Quella immagine mi fece dire di no.
Il primario mi affidò cosi per i dettagli al suo assistente che mi avrebbe seguito durante i cicli.
Da ragazzo avevo fumato marijuana e occasionalmente con vecchi amici in occasioni particolari ci facevamo qualche canna. Conoscevo gli studi recenti che parlavano della cannabis come di un valido rimedio per gli effetti collaterali della chemioterapia. Cosi chiesi all’assistente se lui ne sapeva qualcosa e se nel caso era contrario a che io fumassi durante il trattamento.
Mi disse che conosceva gli studi, gli sembravano validi ma lui non aveva diretta esperienza.
Perciò dovevo essere io a decidere se usarla o meno. Anche perché essendo illegale lui non poteva certo prescrivermela.
Cosi andai a fare il primo ciclo (fluoruracile e gemcitabina) con una sigaretta di marijuana in tasca. Dopo l’infusione cominciò a venirmi la nausea e mi sentivo strano, bollente, terribilmente ansioso. Cosi fumai. Scomparve l’ansia. Cosi la nausea e la sensazione di calore si attenuò. La sera cenai con appetito . Nel giro di 15 gg ritornai al lavoro ad appena due mesi dall’intervento. Continuando a fumare quando dovevo fare la chemio. Prima e dopo. E saltuariamente negli intervalli. Perché mi migliorava l’umore, mi faceva aumentare l’appetito e questo era buono dato che per l’intervento avevo perso 20 kg circa e che dovevo recuperare.
Ho portato a termine la chemio quasi senza fastidi. Solo l’ultimo ciclo l’emocromo era troppo basso e dovetti assumere degli stimolanti per l’emopoiesi.
E sono qui a 10 anni a raccontare la storia. I primi cinque ho fatto controlli (tac) semestrali.
Oggi la faccio una volta l’anno e due volte l’anno controllo i markers tumorali. Ogni tre mesi esami di routine.
Faccio una vita normale. Il fastidio più grosso è la grossa ferita sull’addome che corre da una parte all’altra sotto le costole. A volte fa male. D’estate devo coprirla dal sole ed è fastidioso essere guardati. E’ molto evidente ed attira le occhiate curiose della gente. Niente di male è nelle cose.
Quando racconto la storia tutti mi guardano stupiti perché credo siamo in pochissimi ad essere sopravvissuti ad un carcinoma del pancreas.
Ricordo ancora il medico di controllo dell’inps. Avevo ottenuto una piccola pensione (100€) a seguito della pratica fatta dopo la malattia. Ma la pensione era rivedibile quindi a distanza di 5 anni circa fui richiamato a controllo.
Scherzando dissi al medico che era lo stesso della prima volta, quando mi fu concessa, se me la poteva lasciare ancora perché stavo pagando la rata di uno scooter che avevo acquistato.
Ovviamente scherzavo e lui altrettanto scherzosamente rispose: “ Zitto che l’hai avuta per più tempo di quello che ti toccava perché la prima volta avevo fissato la rivedibilità a 5 anni e mezzo”.
Ed io : “ Già perché pensavi che non ci arrivassi comunque!”.
Il suo sguardo ed il suo sorriso mi dissero che era davvero cosi.
Oggi vivo giorno per giorno sapendo che il nostro futuro non è nelle nostre disponibilità.
Cerchiamo di fare il meglio, sperando che basti.
Giuseppe Galluccio
:::::: Creato il : 15/09/2011 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 22/10/2011 da Magarotto Roberto ::::::