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storia di tania (cari medici, ascoltateci!) [08/06/2011]

La mia vicenda inizia nel 2007 con un intervento al seno,  a cui segue  naturalmente visita dall'oncologo . Lette tutte le carte mi dice che nel mio caso con nove linfonodi infettati devo fare una dose molto forte di chemioterapie e radioterapie entro un anno. Ascoltata questa dichiarazione penso due minuti e rispondo:“ Dottore, posso sopravvivere se farò quello che lei mi propone?” certo! Le garantisco che lei ce la farà nel 98% dei casi, ma il 2% io non posso garantirlo nel senso che se esce da qui e viene investita o cade dalla scala…signora è la vita! Bene ho capito conoscendomi parto sicura anzi se il dottore mi dice che la percentuale è così alta io devo metterci tutta la mia volontà qualsiasi cosa succederà. In un anno faccio tutto: inizio la terapia di mantenimento; chiedo alla dottoressa di suggerirmi una cura disintossicante al mio corpo, anzi al fegato (una vocina di notte me lo suggeriva) ma risponde che basta una vita sana e un po’ di moto, sono scettica ma lei è un medico io una tendaggista, faccio quello che mi ha detto. Dopo 23 mesi in un controllo ho i marker fuori limite massimo, faccio la TAC e sorpresa è passato nel fegato. In ambulatorio impazzisco, urlo che mi era stata promessa la mia guarigione, ma la dottoressa mi dice che dovevo sapere che con i linfonodi infettati era possibile che mi tornasse. Mi convincono di procedere immediatamente con le nuove cure, sono due anni che faccio terapie, le devo cambiare continuamente perché non si capisce bene se è il cancro che si abitua o il mio organismo combatte i “veleni”, questo mi è stato detto. Da due anni penso e ragiono: cari medici dovete informarci tempestivamente di tutte le notizie che possedete riguardo alla patologia che ci riguarda della malattia in se stessa, della nutrizione, dell’aiuto psicologico, ma in particolare dovete ascoltarci! Noi malati siamo gli unici intermediari con la malattia che voi state ancora cercando di capire!
Le nostre sensazioni, pensieri, suggerimenti, vi possono aiutare a capire, non abbiate paura delle nostre sofferenze o della nostra morte. Non potrete mai percepire cosa ci passa per la testa perché voi non siete malati; non è un risentimento verso i sani, anzi tutti torniamo alla terra, la differenza è che noi sappiamo quando avverrà!
In concreto a noi malati servono: RISPETTO del nostro aspetto durante e dopo le cure, della nostra intimità, delle nostre scelte se curarci o meno. Inoltre la nostra malattia a mio non è modesto parere molto diversa dalle altre, alla fine di ogni malattia si muore, ma è evidente per la perdita di capelli o dimagrimento, fa paura ai sani perché è luogo comune che si soffre fin dalla scoperta e lì a breve porta alla fine; credo si possa fare molto di più per i malati in DH e RICOVERATI senza ricorrere a personaggi illustri, perché ognuno di noi “SANI” e “MALATI” si comportino con RISPETTO, DIGNITA’, ALTRUISMO. Posso testimoniare di aver imparato molto da questa malattia: ascolto il mio corpo, rispetto i tempi, gioisco delle piccole cose, ascolto gli altri senza pregiudizi, allontano che mi fa del male, apprezzo il cibo, l’acqua, l’aria pulita, il sole, la nebbia, il freddo, la pioggia: tutto quello che il mondo ci offre. LA VERITA’ E’ CHE SE NOI VOGLIAMO POSSIAMO VIVERE NORMALMENTE COME GLI ALTRI, ANZI NOI ABBIAMO CAPITO IL SENSO DELLA VITA.


 

 

Tania


::::::    Creato il : 08/06/2011 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 08/06/2011 da Magarotto Roberto    ::::::
Commenti (1)
#1 commento inserito da : marsala rossella il giorno : 11/06/2011 alle ore: 19.45

testo:


Cara Tania, sento che sei molto arrabbiata: ne hai certo motivo, ma se posso permettermi un suggerimento, anche se non ci conosciamo e non so se leggerai questo post...allontana da te questo sentimento! Placalo, bagna questo fuoco con tanta acqua e cerca in quei sentimenti che citi alla fine un ricongiungimento con la parte migliore di te. La rabbia, seppur giustificata, seppur comprensibile, non cura il tuo fegato, non lo "disintossica", anzi proprio il contrario. Te lo dice una che prima del suo tumore al colon si arrabbiava spesso e volentieri. Troppo fuoco non scalda, brucia! Lasciati andare alla delizia del godimento della vita che ti è data, seppur in mezzo a terapie varie e trova una nuova modalità di vita, che sa trovare nell'accettazione anche di quello che non possiamo arrivare a comprendere una nuova energia vitale, più sana e guaritrice. Si vive molto meglio, credimi! In bocca al lupo, davvero con affetto! Rossella
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