ancora un piccolo dono dai nostri lettori .
Ci scrive Marco da Pordenone , che ha perso l'anno scorso il padre per un tumore dell'intestino ;nei giorni successivi alla scomparsa del genitore aveva ripensato alla poesia in dialetto friulano " La naf spazial" del poeta di Andreis Federico Tavan , che Marco ha conosciuto personalmente e che attualmente e' ricoverato in un centro di igiene mentale di Maniago : negli anni scorsi questo poeta sfortunato ha scritto poesie intense e bellissime che purtroppo sono ancora pubblicate solo su edizioni locali difficili da reperire .
Marco ci invia questo testo:
"Questa non è una fiaba per bambini, è una storia vera, da matti.
Il diciotto agosto dell'ottantadue , appena uscito dall'ospedale, mi sono chiuso in camera, ho messo due armadi e un comodino davanti alla porta, poi mi sono disteso sul letto come un astronauta. Da fuori della porta mi chiamavano tutti: "Esci! Esci!".
"No, no! Sono in volo nella nave spaziale, non disturbatemi, voi siete di un altro mondo" E intanto passavano le ore...E io incrociavo stelle e galassie e uccelli strani. Lo specchio faceva da oblò e il soffitto da firmamento. E da fuori, assai preoccupati: "Esci! Esci! Oh, Dio, è diventato matto!".
Io continuavo a volare, ancora duemila anni luce e sarei arrivato al sole. Le ombre sui muri diventavano meteoriti e i rumori delle automobili si trasformavano nel rombo del motore della nave spaziale.
E sono trascorsi due giorni "Esci! Esci! Non mangi?! Oh, Dio! E' matto! Buttiamo giù la porta!"
Ma la porta resisteva. E io in alto, più in alto! E fuori tutta una gran confusione: "Esci! esci! Che cosa fai li' dentro? Su, da bravo! Oh, Dio, è matto".
"Lasciatemi in pace! Sono sulla nave spaziale.
Fuggo e il mondo lo vedo da lontano e gli uomini piccoli piccoli".
Sono trascorsi tre giorni. Hanno forzato la porta, hanno rovesciato gli amadi e il comodino.
Io li aspettavo nascosto sotto il letto: "Oh, Dio! Sono arrivati gli umani!".
FEDERICO TAVAN
Marco scrive:
"trovo che si giusto e proficuo avere degli spazi in cui isolarsi quando c'e necessita' di ritrovare a riannodare il filo del nostro percorso di vita che sembra spezzato, quando non si puo' stare in pace con gli altri che corrono e si affannano attorno a noi: deve rimanere pero' una pausa giusta e utile , non diventare una reclusione volontaria : il senso della nostra vita lo troveremo sempre e comunque nella relazione con gli altri , nella condivisione ; ricordiamoci sempre la frase di Thomas Merton : " nessun uomo e' un'isola"
Grazie , Marco e auguri per la tua vita
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