Il senso di solitudine che attraversa tutto il film ... questo toglie il respiro. Lei non ha nessuno vicino: una vita spesa per la ricerca letteraria, una vita spesa sui libri, nelle biblioteche; una vita spesa alla ricerca della assoluta comprensione di ogni parola, di ogni virgola di un poeta che parla al cuore e allo spirito come Donne ... senza essere mai riuscita ad andare oltre le parole e le virgole, senza mai aver "visto" i suoi studenti e aver mai portato il cuore nella sua ricerca e nelle sue lezioni. E ora è qui, davanti a noi, umiliata nella sua intelligenza e nella sua fisicità, non considerata come essere umano, trattata alla stregua di un batterio dentro un vetrino ... un grumo di cellule impazzite su cui sperimentare ... niente altro.

I suoi pensieri, i suoi ricordi ... solo ora capisce, comprende ... lei ora realmente "apprende". 

 

E a questo è servita a tutti noi la malattia, ad apprendere, a capire e a comprendere.

 

Forse non è un film adatto per chi si sta ancora curando, potrebbe essere devastante. Ma può sicuramente, anzi, è assolutamente un film da far vedere a studenti di oncologia per far capire loro che un malato è una persona, forse e in qualche modo una persona con una umanità amplificata, che ha bisogno di ricevere altrettanta umanità da chi si prende cura di lui. Amore ... forse sembra troppo ardito chiedere amore ... ma l'infermiera del film questo, alla fine, le dà, solo amore disinteressato, e gentilezza, tenerezza.