fonte : ELENA DUSI PER LA REPUBBLICA -
Non solo pillole e cerotti. Nei kit degli ospedali andrebbe inclusa anche una cuffia per la musica. Tanto grande – e per molti versi misterioso – è il potere della melodia nel curare sia la mente che il corpo, che il professore di Harvard Claudius Conrad ha proposto un suo uso regolare nei reparti di ospedale.
In un editoriale sulla rivista scientifica The Lancet, il medico (e pianista) americano ripercorre la storia dell´abbraccio fra medicina e musica dai tempi di Esculapio (non a caso figlio di Apollo) fino agli studi più recenti, che stanno descrivendo nei dettagli la risposta degli ormoni all´ascolto di brani celebri di musica classica.
La riflessione di Conrad si concentra sui due luoghi più duri di un ospedale: la sala operatoria e il reparto di rianimazione. «Ascoltando brani lenti di Mozart, alcuni pazienti molto gravi ricoverati in rianimazione hanno reagito con un calo degli ormoni che indicano il grado di stress» scrive il ricercatore nella sua pubblicazione. Epinefrina e Interleuchina-6 (i due ormoni misurati) sono diminuiti in alcuni pazienti anche del 20 per cento. «Abbiamo poi osservato un aumento dell´ormone della crescita nel sangue», che secondo Conrad è uno degli indici della guarigione in corso.
Prima degli interventi chirurgici, l´ascolto della musica facilita la sedazione. Subito dopo, riduce la quantità di farmaci necessari a sopportare il dolore. Qualche anno fa un medico italiano, Luciano Bernardi, dimostrò al San Matteo di Pavia che l´ascolto di qualunque brano di musica – inclusa rap e techno – fa momentaneamente accelerare il ritmo del cuore, ma dopo l´ultima nota produce uno stato di relax in cui i battiti rallentano, la pressione sanguigna diminuisce, il respiro si fa meno frequente e più profondo.
«Nessuno ha mai capito a cosa serva la musica dal punto di vista biologico» prosegue Conrad. «Eppure già Esculapio la raccomandava come terapia». Ma se i benefici delle melodie sono noti da tempo e la musica ci accompagna da 40mila anni (a tanto tempo fa risale il primo flauto ritrovato dagli archeologi in Germania), la strada che le note seguono all´interno dell´organismo per apportargli benessere e migliorare l´umore sono ancora al centro della ricerca scientifica. «Solo oggi – prosegue il medico musicista – cominciamo a capire qualcosa degli effetti sul sistema ormonale e immunitario». Quei dentisti ricordati da Lancet che il secolo scorso alzavano al massimo il volume per cercare di distrarre i loro pazienti agivano in nome del più puro empirismo. Ma oggi vedono confermate dalla scienza le loro intuizioni, con una riduzione del bisogno di analgesici nei pazienti con dolore cronico che ascoltano regolarmente i loro brani preferiti.
Usata per cercare di alleviare depressione, Alzheimer, autismo e disturbi del linguaggio, la musica viene sperimentata ora anche nella riabilitazione dopo un ictus. A luglio una pubblicazione sulla rivista Cochrane Systematic Review ha dimostrato che gli esercizi accompagnati da brani di musica molto ritmici venivano eseguiti meglio dai pazienti: con passi più lunghi, movimenti più ampi delle braccia e del bacino. Ascoltare un brano senza ballare, si è dimostrato, è una tentazione a cui gambe e braccia sanno resistere solo a prezzo di uno sforzo di autocontrollo. E allora, invita Conrad, è ora che il nostro istinto musicale inizi a essere sfruttato anche nella terapia.
ecco un estratto dal Lancet di dicembre 2010