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conoscersi per curarsi ( Sonia Scarpante ci presenta il suo libro) [14/11/2010]

 

 

Sonia Scarpante ha inviato al nostro sito una lunga ed esauriente presentazione del suo libro

e del suo percorso con la  scrittura terapeutica  dopo la malattia

 

 
Il mio percorso inizia 12 anni fa. La tipica crisi matrimoniale mi ha messo a dura prova e non ho avuto necessarie forze per contrastarla. E’ come se le mie difese si fossero sterilizzate per uscire indenne da una situazione che psicologicamente non mi ha dato tregua. Sono stati sufficienti solo sei mesi per la diagnosi infausta: tumore al seno. Sono stata operata nell’agosto del 1998 di mastectomia e dopo pochi giorni dall’intervento con ancora i drenaggi attaccati al mio corpo, ho sentito l’urgenza, il bisogno di trascrivere la mia storia e quella delle persone a me care attraverso alcune lettere. Parlo di scrittura terapeutica perché sono riuscita ad entrare nella mia psiche stando molto male ma generando un percorso di conoscenza di notevoli potenzialità rigeneratrici. E’ come se fossi andata in analisi da sola provando un grande dolore ma portando alla luce tutti i nodi irrisolti, quelle che definisco “ le affettività malate”, i sensi di colpa che fanno parte di ognuno di noi.
All’inizio la scrittura è nata come atto liberatorio poi ho intravisto in essa un nuovo senso anche per chi poteva incontrarmi in quelle righe attraverso la lettura. E’ nato così il mio primo libro: “ Lettere ad un interlocutore reale. Il mio senso” testo che adotto come docente nei miei corsi di scrittura presso la Fondazione Giancarlo Quarta di Milano. Questo mio libro viene citato anche in testi scientifici come in quelli di Duccio Demetrio: “ La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali”.
Da quel libro è nato un vortice pubblicando altri testi come: “ Mi sto aiutando” testimonianza che fa riferimento al periodo della malattia e che riporta la prefazione del Prof. U. Veronesi, una seconda testimonianza scritta a quattro mani con Manuela, una cara amica che ha battuto simili vie,  dove viene intrapreso un viaggio nella conoscenza interiore dal titolo: “ Un fiore nella mia anima” e due raccolte di poesie di cui l’ultima: “ Le dimensioni perdute” gode della suggestiva prefazione di padre Bartolomeo Sorge. A questi libri ha fatto seguito l’ultimo libro: “ Non avere paura. Conoscersi per Curarsi” : libro che è nato da un’intuizione, da un sogno.
Mi sono detta che se un giorno avessi potuto condensare in un piccolo libro tutte le riflessioni raccolte dai testi scientifici, dalle testimonianze, da quelli che definisco: “ i miei grandi maestri” avrei fatto una buona cosa perché nulla ha più valore delle testimonianze per trasformare un messaggio in speranza leggibile.
Alcuni elementi sono stati fondanti, pietre miliari in questo percorso della conoscenza. Cito fra i primi i due testi: “ La mente e il Cancro” dell’oncologo Mariano Bizzarri e “ Le guarigioni straordinarie” di Marc Ian Barash e Caryle Hirshberg . Da quei testi si evince quanto sia molto forte il legame, l’affinità tra malattia e psicologia dell’individuo. Un elemento diviene comune in quelle testimonianze riportate con nomi e cognomi nella prestigiosa rivista “ The Lancet” , dicevo che un elemento accomuna quell’esperienze quando andiamo a leggerle: il cambiamento. Perché la malattia per molti di noi pone nuovi interrogativi; ci chiede una maggior trasparenza , più coerenza, l’essere autentici con se stessi. Spesso la malattia si dimostra essere uno spartiacque e abbiamo bisogno di riprendere in mano la nostra vita per imparare a valorizzare ogni momento della nostra giornata, ogni piccolo evento.
Attraverso quelle testimonianze si legge spesso un’inversione di rotta, il bisogno di esprimere se stessi attraverso l’interiorità e verso ciò che ci può aiutare in un percorso di cura. Alcuni strumenti terapeutici ci possono aiutare in tal senso e sono: la danza, la musica, il teatro, la scrittura o le tecniche orientali come ad esempio il tai ci, lo yoga…o ancora il credere in se stessi con nuove passioni coinvolgenti, e anche il credere in un Dio che può aiutarci a fare chiarezza in noi stessi.
Fattore comune è questo cambiamento perché la persona ha bisogno di ritrovare se stessa incanalando quelle spinte interiori che hanno bisogno di verità, di fiducia. Spinte che mettiamo a tacere spesso per conformismo, per spirito di adattamento all’altrui esigenze. A volte vestiamo dei ruoli eccessivi dimenticando ciò che ci costituisce nel profondo: la ricchezza della nostra interiorità, il valore di un’idea, un sogno da realizzare. Questo libro è nato da un sogno.
Altri elementi sono stati fondanti in questo percorso alla conoscenza: i testi di Tiziano Terzani : “ Un altro giro di giostra” e “ La fine è il mio inizio” dove lo stesso giornalista parla di necessità alla coerenza, di bisogno di esprimere se stessi. Tiziano Terzani parlando di se stesso scrive che in Giappone aveva percepito l’inizio della sua malattia perché in quel paese aveva enfatizzato il suo ruolo, si era dimenticato di se stesso senza sapere più chi era, cosa desiderava veramente. Quali sono i nostri desideri? Sappiamo leggerli? Coltivarli?
Tiziano Terzani uno dei miei maestri di cui ho sottolineato molte riflessioni ha parlato di verità, ha saputo prepararsi alla sua fine con consapevolezza e forte capacità interiore. In questo percorso non mi sono mancate altre due esperienze formative: l’esperienza da “ Attive come prima” associazione onlus che si occupa di terapie di gruppo accompagnando e sostenendo le donne in un percorso di conoscenza interiore e il Volontariato presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Attraverso il Volontariato sono venuta a conoscenza di esperienze fondamentali che hanno maggiormente convalidato alcuni miei pensieri, alcune riflessioni. Le donne spesso coprono ruoli eccessivi abdicando a molti loro desideri , fanno la parte dei figli, del compagno di vita non educandoli ad atti di responsabilità. Si dimenticano di quel volto giovanile che le animava di spirito alla passione, sommergono quella parte emotiva che invece va insegnata, approfondita. Bisogna iniziare a parlare di educazione sentimentale perché avvertiamo sempre più l’incombenza di grandi voragini nella nostra società:  nel campo culturale come nella scuola o nella sanità, tutte modalità in cui ci si  deve prendere cura della persona nel suo significato totale, caricandoci di quella sua esperienza umana fondante.
Qual’ è quella bellezza che ci costituisce sin da piccoli? Quale grande ricchezza interiore abbiamo dimenticato di portare con noi avvicinandoci all’età adulta?
Da quelle testimonianze emerge quanto siano difficili le relazioni familiari, quale fatica si celi dietro ai rapporti affettivi, quanto grande sia la paura di entrare nelle emozioni, nelle conflittualità per farle diventare un punto di forza della relazione, della reciprocità.
Due testimonianze emergono in questo libro: una appartiene a Maura, una donna che ci ha lasciato quattro anni fa e la cui trama di vita ci insegna molto dal punto di vista delle affettività malate, dei nodi interiori; e l’altra è Manuela che ha saputo invertire la sua rotta dopo ben tre ricadute nella malattia, per maturare un nuovo senso di sé, il desiderio di realizzare nella sua vita quanto di più bello incontra attraverso la relazione, la riconciliazione con affetti difficili.
Infine altri elementi fondanti lo rivestono quelli che definisco: “ i grandi maestri” che mi hanno resa maggiormente consapevole di questo tragitto alla conoscenza e al percorso terapeutico perché scrivere significa anche cura, riconciliazione. Un padre francescano ha intravisto in me queste forze e mi ha sempre sollecitata a dare il massimo parlandomi di missione, di senso a cui siamo chiamati. Ha letto tutti i miei libri sollecitandomi sempre a seguitare: “ Devi andare avanti, Non avere paura” mi ha sempre detto. Con queste sue parole mi ha sollecitata soprattutto nei suoi ultimi mesi di vita mentre premeva per la pubblicazione del testo. Proprio lui mi ha sollecitata ad aprire il terzo occhio che io chiamo l’occhio della mente alludendo al valore dell’interiorità e al valore della testimonianza, al senso di una missione attraverso cui leggere un messaggio di fiducia e di speranza, ad intravedere nelle maglie del dolore una possibilità di apertura, di cambiamento. Padre Giulio è mancato sette mesi fa e le ultime sue parole salutandomi sulla porta sono state queste: “ Questa è la tua missione” Aveva saputo proprio pochi istanti prima che ci lasciassimo per l’ultima volta che eravamo riusciti a realizzare questo nostro sogno con  la casa editrice San Paolo. Questo è il testo in cui ha sempre creduto molto.Dopo due mesi circa ci ha lasciato per problemi di cuore.
In questo libro faccio anche riferimento a due elementi di grandi potenzialità da cui dobbiamo imparare ad attingere con forza e determinazione: la natura che è l’elemento propulsore che può regalarci momenti unici, energie sostanziali che accrescono le nostre forze individuali, quella natura che può mobilitare le collettività per un ideale nobile, quella natura che può liberare le menti creando effetti benefici ( pag.74) e l’altro elemento è il silenzio come forza ottimale per ritemprare le nostre forze, da cui attingere per imparare a volersi bene.

 


::::::    Creato il : 14/11/2010 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 14/11/2010 da Magarotto Roberto    ::::::
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