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il Caravaggio del XXI secolo ( Bill Viola a Capodimonte) [03/11/2010]

 

Bill Viola per la prima volta in mostra a Capodimonte
( videoinstallazioni dell'artista americano nel museo di Caravaggio
dal 30 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011 )
fonte: il sole 24 ore
 
 TESTO di Bill Viola
L'arte di Caravaggio, così come la sua vita turbolenta, fu pervasa da un'energia frenetica e inappagabile, che sembrava emergere dalle profondità della terra.
Sorti dall'oscuro terreno di decadenza, violenza e sessualità, i suoi dipinti ci donarono, tra le altre cose, alcuni dei più squisiti e concreti esempi di luce e chiaroscuro nella storia dell'arte.
Tuttavia, la sua più grande conquista può essere in ultimo la sua miracolosa unione di colore e carne. Caravaggio anelava all'incarnazione. Le sue opere portarono sulla terra la Sacra Famiglia e i Santi, dando loro un posto sulla strada, insieme a noi. Egli ribaltò totalmente l'immagine, sommergendo le vestigia spirituali sotto la pelle, camuffate o, se necessario, appena evidenti all'occhio. Nel corso di tale processo, egli assegnò al mondo invisibile dello spirito una presenza materiale, viscerale, consentendole di fiorire al suo legittimo posto, tra il corpo e l'anima. Infine, egli stesso emulò quest'atto grandioso rendendosi invisibile per 300 anni.
In virtù di quanto detto, non è una mera coincidenza che Caravaggio sia riapparso nel Ventesimo secolo, l'epoca del materialismo scientifico e della ricerca delle radici spirituali sepolte. Una diretta linea di congiunzione può essere tracciata, a mio avviso, tra la competizione di Caravaggio con la fisicità spirituale del tardo Seicento e il suo ultimo discendente, l'Espressionismo Astratto del XX secolo. Lì troviamo inoltre la manifestazione viscerale dell'Io spirituale mediante l'estremizzazione della fisicità, l'astrazione delle tecniche formali nonché la perdita deliberata dell'autocoscienza. Oserei dire che la video arte e la sua espressione contemporanea nelle tele elettroniche degli schermi piatti digitali, della proiezione ad alta risoluzione e dei Dvd, rappresentino la continuazione dell'eredità lasciata dal Caravaggio. Questi nuovi strumenti consentono l'ulteriore unione tra il mondo fisico tecnologico e i domini invisibili che arte, scienza e religione del Ventunesimo secolo vanno sempre più riconoscendo.
(Guarda il video The Raft )
 
 
 
Sono stato fortunato a nascere nell'epoca in cui sono nato. Se, quando ho iniziato a lavorare con i video, non fossi stato anche intento a studiare le tradizioni dei saggi e dei mistici delle culture orientali e occidentali, non avrei mai fatto molti progressi nel mio mezzo artistico. Questi individui eccezionali, vissuti tanto tempo fa, mi diedero gli strumenti per comprendere quello che stavo realmente guardando attraverso il mirino. Essi lo chiamavano «il mondo delle apparenze». Come dice il nome, esso veniva considerato una rappresentazione fuorviante e inaffidabile della realtà, allo stesso modo in cui l'osservazione della pelle di qualcuno non rende un ritratto accurato della sua interiorità. Essi mi dicevano che noi percepiamo la mera superficie, mentre la vera realtà giace dentro, accessibile soltanto al cuore e alla mente tramite la rivelazione e la contemplazione. La scienza lo ha poi confermato servendosi della tecnologia, inclusi strumenti ottici quali microscopio, telescopio e la macchina fotografica, che continuano a indagare al di sotto della superficie visibile, per portare alla luce le meraviglie e i misteri ivi contenuti.

In ogni caso, è stata la vividità della rappresentazione nell'immagine video, associata alla distanza critica dalla percezione sensoriale – favorita dal buio della sala di montaggio – a darmi la capacità di guardare le immagini quotidiane in modo più simbolico e profondo.

 

La scomparsa di mia madre nel 1991 ha rafforzato tale capacità. L'esperienza della sua morte mi ha insegnato a comprendere i cicli di nascita e morte e la nostra doppia esistenza all'interno e all'esterno del tempo, il tutto sotto una luce nuova. Solo allora sono riuscito a collegare queste acquisizioni ai miei studi in materia di scienze sensoriali e cognitive, unitamente alle tradizioni spirituali, per riconoscere infine che queste immagini residue registrate erano di fatto elementi attivi. Non si trattava di ricordi freddi e immobili, oggetti insensibili o "fatti" visivi. Essi diventavano agenti attivi. Quando li si ricombina, come si fa con il Dna, essi divengono i componenti fondamentali del campo della vita simbolica. In ultima analisi, io reputo ciò, e non la tecnologia, il vero mezzo espressivo della mia arte.
© 2010 Bill Viola

(Parti del presente testo sono state adattate da «A Conversation, Hans Belting and Bill Viola», Bill Viola: The Passions, a cura di John Walsh, 2003. Los Angeles, J. Paul Getty Museum, in associazione con la National Gallery di Londra)


::::::    Creato il : 03/11/2010 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 03/11/2010 da Magarotto Roberto    ::::::