Leucemia linfatica: una proteina a tutela delle cellule malate
Il segreto della lunga vita delle cellule della leucemia linfatica cronica è racchiuso in una proteina che le protegge dalla morte programmata alla quale non sfuggono invece le cellule non tumorali
Si chiama p66Shc ed è una proteina molto importante per le cellule della leucemia linfatica cronica. È infatti coinvolta nei meccanismi che rendono le cellule capaci di vivere molto a lungo, anche oltre la morte programmata (apoptosi) alla quale dovrebbero andare incontro.
La scoperta arriva dalla Toscana, dove un gruppo di ricercatori dell’Università di Siena, guidati da Cosima Baldari, ha messo in luce il legame tra p66Shc e la longevità delle cellule della leucemia linfatica cronica che, grazie alla loro capacità di sopravvivenza, si accumulano in numero eccessivo nel sangue.
“Questa forma è un po’ diversa dalle altre leucemie” spiega Cosima Baldari. “In genere le cellule di questi tumori del sangue crescono e si moltiplicano molto più velocemente del normale, mentre nel caso della leucemia linfatica cronica le cellule B escono dal normale ciclo vitale fisiologico che ne prevede l’eliminazione quando la cellula è troppo vecchia o è fortemente danneggiata”. Questo porta le cellule malate a non morire e a invecchiare, accumulando sempre più mutazioni all’interno del loro DNA. “La leucemia linfatica cronica è una malattia che si manifesta negli adulti ed è legata, dal punto di vista molecolare, proprio a difetti nei meccanismi di apoptosi, anche se ci sono altre caratteristiche che rendono queste cellule tumorali particolarmente longeve: la loro capacità di sfuggire alle difese immunitarie e di spostarsi verso microambienti più favorevoli” spiegano gli autori della ricerca. In effetti numerosi studi hanno mostrato difetti nelle molecole che regolano l’apoptosi nelle cellule di questa particolare leucemia e ciò ha indotto i ricercatori di tutto il mondo a studiarle a fondo, alla ricerca di nuovi bersagli terapeutici.
L’attenzione dei ricercatori toscani si è concentrata sulla proteina p66Shc perché era già nota come regolatore di molti processi di sopravvivenza delle cellule. Prima di questo lavoro, portato a termine anche grazie al sostegno di AIRC, non si sapeva praticamente nulla della sua funzione nelle cellule B: ora sappiamo che la proteina normalmente favorisce l’apoptosi in tali cellule secondo un particolare percorso molecolare che il gruppo senese ha chiarito nei dettagli. I ricercatori hanno anche dimostrato che la concentrazione di questa proteina è molto bassa nelle cellule B della leucemia linfatica cronica rispetto a quelle sane: viene quindi a mancare la molecola che innesca alcuni meccanismi di morte programmata e le cellule possono continuare a vivere indisturbate. ( l'eccessiva produzione di bcl-2 , sostanza che blocca invece l'apoptosi , e' la conseguenza di questo difetto : farmaci contro la bcl2 gia' sono in corso di valutazione sperimentale)
“Da un punto di vista pratico, in base ai risultati di questo studio, p66Sch sembra essere un ottimo bersaglio verso il quale indirizzare nuove terapie” conclude Cosima Baldari. “Potrebbe anche rappresentare un nuovo marcatore, da associare a quelli già esistenti, per capire in anticipo il decorso della malattia, dal momento che livelli più bassi della proteina sono legati a una prognosi meno favorevole”.
:::::: Creato il : 03/11/2010 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 03/11/2010 da Magarotto Roberto ::::::