Un’ispirazione, un’idea per tutti
Arrivare a casa con un libro appena comprato in libreria e iniziare subito a leggerlo, trascurando tutto il resto, e magari facendo tardi a quell’appuntamento a cui devo andare: questo è uno dei miei “momenti di trascurabile felicità”.
Oppure, aggiungendomi allo scrittore, quando “al banco dei salumi del supermercato, prendo il numeretto e mi rendo conto che ci sono ancora tante persone davanti a me. Vorrei andare via, ma ho promesso di comprare tutto ciò che c’è bisogno di comprare. Poi il salumaio preme il pulsante, e la voce registrata dice: serviamo il numero 34. C’è un momento di attesa, ma non risponde nessuno. Preme di nuovo: serviamo il numero 35; serviamo il numero 36 … e per tre o quattro numeri consecutivi non risponde nessuno, e salto molto avanti”.
Ecco, i “momenti di trascurabile felicità” sono questi: piccole schegge della nostra vita, che ci colgono inaspettatamente quando siamo lì, un po’ distratti. Quando all’improvviso la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. I “momenti di trascurabile felicità” funzionano così: possono annidarsi ovunque e sta a noi cercarli, riconoscerli, apprezzarli e goderne.
E allora ho pensato: perché non troviamo tutti i nostri e non li scriviamo qui? Non tutti in una volta, ma ogni volta che ne incontriamo uno e ne godiamo lo raccontiamo anche agli altri, che qui si incontrano. Sarebbe come scrivere un altro libro, come quello che ispira quest’idea, tutti insieme.
Ed è una sorta di gara con noi stessi: trovare “momenti di trascurabile felicità” dove apparentemente non possono esserci. Mentre siamo nella sala della chemio, mentre stiamo aspettando il nostro turno per la TAC, la PET o qualunque altro controllo dobbiamo fare. Mentre incontriamo il nostro oncologo per il controllo periodico –e magari pensiamo “adesso mi dirà esattamente queste parole” e lui/lei le dicono, proprio quelle!- oppure mentre incontriamo qualcuno che ancora non sa della nostra malattia e glielo diciamo.
I “momenti di trascurabile felicità” hanno a volte anche un che di crudele, portano una sorta di insano godimento: ognuno ha i suoi e magari non li dice a nessuno. Ebbene, proviamo a confessarli, almeno a noi stessi, per goderne e ridacchiarne in solitaria.
Poi ci sono quelli che ti accarezzano e ti fanno sorridere teneramente, quelli che ti arrivano dalla tua infanzia e ancora oggi ti sorprendono quando si ripresentano. Per me sono: l’ultima patatina Pai del sacchetto; la merenda estiva, fatta di un semplice piccolo panino bianco, (bucato con un dito al centro, dal lato a punta) nel quale si metteva un pizzico di sale e un bel po’ di olio d’oliva; e lo mangiavo al sole, perché così era più buono, e l’olio colava fuori dalle rughette che si formavano nel panino quando lo schiacciavo per addentarlo; e leccare tutti quei rivoletti di olio, uno per uno, con estrema lentezza e ad occhi chiusi, prima di dare il primo morso. E ancora: il fondo della padella di ferro in cui mia madre ci aveva fatto le patate fritte: quelle attaccate erano le migliori; e la grande litigata che facevo con mia sorella per accaparrarmele: la vittoria, quando c’era, le rendeva più buone perché aveva anche il sapore della sua sconfitta. …….. E voi? Avete voglia di raccontarmi i vostri “momenti di trascurabile felicità”?
Non vedo l’ora di leggerli!
Rossella
FRANCESCO PICCOLO MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA’ EINAUDI, 2010
:::::: Creato il : 29/10/2010 da marsala rossella :::::: modificato il : 29/10/2010 da marsala rossella ::::::