GIANNI MENCACCI – emmairene@inwind.it
LA MIA STORIA
“Non si tratta di infiammazione, nemmeno di emorroidi: c’è un polipo”. Con questa frase detta dal mio amico medico Carmine il 04 di Aprile del 2001 comincia la mia avventura con il cancro.
Capii subito che sarebbe stato molto di più di un semplice polipo e che la colonscopia fatta urgentemente il giorno dopo, avrebbe soltanto confermato una diagnosi che lui, Carmine, aveva già compreso. “La paura è la peggiore delle cure” è la frase che poi ho sentito tante volte e della quale anche io adesso sono arciconvinto. Ma fu per la paura che non corsi dal medico dopo la primissima perdita di sangue. Aspettai sperando che passasse, convincendomi che, come dicevano tutte le enciclopedie mediche, forse poco aggiornate, i tumori all’intestino sono frequenti dopo 40 anni. Io ne avevo solo 33. Solo dopo che il mio amico Massimo , di poco più grande di me, fu operato per la stessa cosa mi convinsi ad andare dal medico.
Cominciarono le visite, rapide ed efficaci, effettuate tramite il reparto di Oncologia dell’Ospedale di Nottola ( Ospedali Riuniti della Valdichiana Senese) e sotto la sorveglianza attenta di un altro medico, che poi diventerà anche lui un grande amico.
Il 10 Aprile avevo già fatto tutti gli esami: “Adenocarcinoma”, ma queste cose si possono curare. Così disse il medico amico Francesco. Fu proprio da lui che fui indirizzato all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano per l’intervento chirurgico. Anche il Professore Andreoni disse che avevo buone possibilità di guarire. Mi attaccai intensamente a quelle parole e mi convinsi che dovevo guarire per forza. Ho sempre pensato che la morte fa parte della vita. Troppo presto però rischiava di arrivare a prendermi. Sapevo di essere ancora troppo importante per la mia famiglia. La mia famiglia era ed è bellissima: Io e mia moglie Virna, che allora più di ogni altra volta ha dimostrato di amarmi immensamente; Le nostre bambine: Emma aveva poco più di sei anni ed Irene poco più di un anno . Ripeto ancora che non avevo paura di morire, ma come glielo avrei spiegato? Chi le avrebbe aiutate a crescere ? Non presi nemmeno in considerazione quell’ipotesi, mi misi nelle mani dei medici e poco più tardi, con l’aiuto di un Vescovo amico, Padre Rodolfo, mi misi nelle mani di Dio. Cominciai la radioterapia e poi ci fù il primo intervento chirurgico. Quando mi svegliai appoggiai la mano sulla stomia, alla quale mi avevano un po’ preparato. Chiesi se era definitiva. Mi dissero di no, che un giorno l’avrei tolta. Fiducioso affrontai tutti i disagi che un intervento del genere comporta, compresi i cateterismi per più di un mese. Poi la chemioterapia e finalmente a Marzo 2002 l’intervento di ricanalizzazione.
Era finita. Certo i controlli erano fitti, ma ad ogni risultato buono mi sentivo allontanare di un passo dal baratro.
Certo i disagi di un intervento chirurgico con il quale mi avevano tolta l’ampolla rettale e mi avevano sezionato altre zone dell’intestino non mancavano e sembrava dovessero durare per sempre. Le mie viscere non erano e non sarebbero state più le stesse.
Il 16 Agosto 2004 rimisi le scarpe da ginnastica ( che avevo mollato da diversi anni “per mancanza di tempo” stupidamente tutto dedicato al lavoro) e decisi di ricominciare a correre.
Mi guardavano tutti un po’ sconvolti ma io mi convinsi che era il modo migliore per stare meglio.
Giorno dopo giorno con pazienza le cose cominciarono ad andare meglio. A Gennaio mi iscrissi al gruppo podistico locale, l’Atleticasinalunga. Un gruppo di amici fantastici i quali una mattina d’estate del 2005 in occasione di una colazione preceduta da una allenamento proprio a casa mia mi convinsero ad iscrivermi alla maratona di Firenze. Riuscii a concludere gli allenamenti direi abbastanza pesanti ed il 27 Novembre 2005, a Firenze, tagliai il traguardo della mia prima Maratona in 3 h e 39 minuti. Dopo di quello ne ho corse altre quattro migliorando il mio tempo fino a 3 ore e 8 minuti. Con i miei amici del gruppo abbiamo organizzato un evento DAI UNA MANO IN CORSA (che quest’anno il 12 Ottobre giungerà alla 3° Edizione - wwwatleticasinalunga.it) per raccogliere fondi per il reparto di Oncologia dell’Ospedale che mi curato.
Ci sarebbe tanto da raccontare. A volte penso che dovrei scrivere un libro ma forse è ancora presto. C’è ancora tanto da fare.
A tutti quelli che leggeranno questo articolo, soprattutto a quelli che hanno paura ed ai quali questo scritto è maggiormente dedicato vorrei dire che l’importante è vivere oggi; la paura di non esserci domani ti fa vedere il mondo grigio e privo di speranza. Ed è così che non apprezzi l’attimo che stai vivendo ed è così che sembri triste anche di fronte alle persone a te più care. Questa malattia, pur terribile che sia, può insegnarti a vivere pensando a ciò che veramente è per te importante, può insegnarti a scrutarti dentro e capire ciò che ritieni più giusto fare, e rimettere in ordine le priorità della tua vita. Ti mette a dura prova e ti fa capire che di fronte a lei la presunzione non conta.
A volte mi dico: è facile per te dire queste cose! Sei guarito! Ma vallo a dire a chi invece non è nelle tue condizioni!
In realtà anche io so che tutto può accadere da un momento all’altro e so di essere “un soggetto a rischio”, ma oggi ci sono, sono felice e questo oggi lo voglio vivere fino in fondo.-
Un abbraccio.
Gianni
emmairene@inwind.it
:::::: :::::: modificato il : 22/10/2011 da Magarotto Roberto ::::::