Barcellona. Dasatinib, molecola già disponibile per il trattamento dei pazienti con leucemia mieloide cronica (LMC) resistenti o intolleranti ad altre terapie, è efficace anche in fase iniziale di malattia. Il farmaco, sviluppato da Bristol-Myers Squibb, ha infatti dimostrato una migliore efficacia rispetto alla attuale terapia standard con imatinib nel trattamento della LMC Philadephia+. L’annuncio viene dal XV Congresso della Società Europea di Ematologia (European Hematology Association – EHA) in corso a Barcellona, il più importante appuntamento continentale sulle malattie ematologiche. Nuove speranze dunque si aprono per questi pazienti, alla luce dei dati dello studio internazionale DASISION. “I risultati – spiega il prof. Michele Baccarani dell’Università di Bologna, coordinatore italiano dello studio – sono in linea con le aspettative basate sulle proprietà biologiche di dasatinib già emerse da precedenti studi sulla molecola, sia in prima che in seconda linea. E supportano il ruolo di dasatinib in prima nel trattamento della leucemia mieloide cronica Philadelphia+”. Nello studio DASISION nel 77% dei pazienti la risposta citogenetica completa è stata confermata al 12mo mese di trattamento, rispetto al 66% di quelli in terapia con imatinib. “Le attuali linee guida – afferma Hagop Kantarjian, professore all’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas e primo autore dello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine – indicano che raggiungere una risposta citogenetica completa entro 12 mesi è importante perché il rischio di progressione della malattia è maggiore in quei pazienti in cui il trattamento non è così efficace”. In base ai risultati dello studio, Bristol-Myers Squibb presenterà la richiesta alle autorità regolatorie per l’utilizzo di dasatinib nel trattamento di prima linea dei pazienti con LMC Philadelphia+.
La Leucemia Mieloide Cronica è una malattia rara: in Italia si registrano circa 1000 nuove diagnosi ogni anno. L’incidenza della malattia aumenta con l’età (solo nel 2% dei casi si manifesta sotto i 20 anni d’età), rappresenta il 15% di tutte le leucemie degli adulti e il 4% di quelle dell’infanzia. Le cellule leucemiche sono caratterizzate dalla presenza nel nucleo di un cromosoma anomalo, chiamato cromosoma Philadelphia dalla città dove è stato isolato la prima volta, nel 95% dei casi. Questo cromosoma si forma per fusione di due geni in due cromosomi diversi: il gene BCR del cromosoma 9 e il gene ABL del cromosoma 22. Il gene ibrido risultante (BCR-ABL) stimola la proliferazione delle cellule leucemiche. Lo studio DASISION è stato condotto su 519 pazienti, in 26 Paesi inclusa l’Italia.
:::::: Creato il : 16/06/2010 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 17/06/2011 da Magarotto Roberto ::::::