Una riflessione per tutti
La scomparsa di Patrizia mi ha portato alcune riflessioni, che desidero condividere.
Mi chiedo e vi chiedo: dove siete?
Intendo dire che questo sito è uno spazio importante messo a nostra disposizione per esprimerci, raccontarci, condividere riflessioni, esperienze, emozioni. Così come ci siamo esposti in prima persona narrando le nostre storie, allo stesso modo dovremmo continuare oggi aggiungendo ai racconti iniziali il “resto” della storia.
Vi chiedo insomma di non far mancare i vostri contributi, anche rispondendo sul sito agli interventi di altri o alle notizie inserite con un vostro personale commento.
Patrizia è andata via come anche altre due mie amiche negli ultimi 6 mesi dello scorso anno. Un anno difficile. Come Patrizia ha scritto, “stupisce non poco vedere attorno a sé reazioni strane: c’è chi fugge, c’è chi si imbarazza, c’è chi rifiuta la realtà, c’è chi invece di aiutare si defila, c’è anche chi si arrabbia con te perché sei malato”.
Questa sua oggettiva osservazione è tanto reale quanto più la persona malata si avvicina al percorso finale: se anche inizialmente gli amici, i conoscenti si avvicendano per portare conforto e sostegno, man mano che la fine si avvicina rimane uno sparuto gruppo di “coraggiosi”. E già, così vengono definiti quelli che non voltano le spalle alla sofferenza e alla morte, e che rimangono lì vicino, anche solo per tenere una mano o regalare una carezza o un bacio a mani sempre più ossute e fragili, a volti sempre più scarni e spenti.
Non è che chi resta non provi dolore o paura. Anzi, è vero il contrario. Ma si pone, forse, empaticamente in relazione e si chiede: se fosse il mio turno, vorrei essere solo/sola? E per questo motivo resta lì, fino alla fine. L’esperienza che rimane è tutta da elaborare perché mette in moto tante emozioni e pensieri che tendiamo a relegare nel nostro inconscio. Ma proprio per questo è arricchente e nutriente. Vivere le proprie angosce in diretta, ora che stiamo (ancora) bene ci fa conoscere una parte di noi su cui dobbiamo ancora lavorare, per non arrivare del tutto impreparati quando sarà il momento. C’è molto da imparare nell’osservare la morte da vicino e credo che imparare a morire sia tanto importante quanto imparare a vivere. Su questo ci viene detto poco, si scrive poco, si fanno pochi film: la paura di questa parte della vita è tale da non affrontarla se non quando costretti.
Ecco perché credo sia importante che sfruttiamo questo sito per condividere pensieri ed esperienze su questo argomento: quale altra opportunità possiamo trovare altrove?
Molte persone pensano che siamo coraggiosi per il fatto stesso di avere messo online le nostre storie: a quanti ho chiesto di farlo e, pur apprezzando l’iniziativa, non hanno avuto “il coraggio” di farlo. Così, noi che abbiamo già saltato il fosso, vogliamo fermarci qui? Se hai fatto 30, puoi fare anche 31, si dice.
E allora: apriamoci tutti alla riflessione di gruppo! Rendiamo omaggio alle nostre amiche e ai nostri amici di tastiera e inseriamo i nostri commenti.
Non vedo modo migliore di parlare con loro di ricordarli.
Buona vita a tutti voi.
Rossella
Una foto di Patrizia Cavalleri
:::::: Creato il : 23/02/2010 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 25/03/2012 da Magarotto Roberto ::::::