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storia di eni (la maratona della vita) [16/04/2008]

 

 

Mi chiamo Eni Vittorini, sono nata il 23-11-1951 a S.Severino Marche ( MC) , risiedo nella provincia di Firenze da sempre.
 
Mi resta difficile riassumere in poche parole un evento cosi’doloroso come la malattia, ma ci provo.
Il cielo era grigio, quella mattina di Marzo 2001, la ricordo ancora come una giornata uggiosa, ed io che ero nervosissima, quasi avessi un presentimento. La strada per giungere al CSPO (Centro per lo Studio e la Prevenzione Oncologica) di Firenze, la conoscevo bene, oramai frequentavo quel Centro da oltre vent’anni. Da sempre convinta che la prevenzione è utile, non ho mai esitato e lesinato i controlli.
Subito i medici mi riscontrarono una “ mastopatia fibrocistica”, ad ogni visita mi veniva praticato l’agoaspirato, qualche volta su entrambi i seni (anche due volte in un anno).
Quel giorno, incontrai un medico che non conoscevo; mentre silente mi visitava capii che qualcosa non andava, quando le sue mani si fermarono su “ qualcosa di diverso” e disse: signora, c’è un sospetto di cancro!
Un brivido freddo mi scese lungo la schiena, in un attimo ripercorsi tutta la mia vita; l’amore per il mio uomo, gli affetti delle persone piu’care …stava andando tutto a quel paese!
Gli chiesi se fossi in pericolo di vita; no, rispose, ma ci dobbiamo sbrigare.
Seguirono giorni tristi scanditi dal ritmo d’esami che confermavano la presenza del cancro.
 Ignara mi stavo avviando verso quel percorso lungo e doloroso, che mi avrebbe cambiato la vita.
 
Una settimana dopo ero in ospedale dove fui sottoposta ad un intervento chirurgico in
“ quadrantectomia con linfadenectomia ascellare”; al risveglio il dolore fisico mi ricordava i mutamenti sul mio corpo. Terminata la convalescenza, dopo un mese iniziai la terapia chemioterapia, che sarebbe durata sei mesi e presto i miei riccioli biondi se ne andarono. Mentre ero appena a meta’ della terapia, cominciai anche con le sedute di radioterapia.
 Ero sfinita.
 Mi sembrava di essere entrata in un tunnel infernale di cui non vedevo l’uscita!
Un giorno piansi.
Durante la malattia sono stata amorevolmente assistita da mio marito, e gliene sono particolarmente grata, perche’ senza di lui non ci sarei riuscita, ne sono sicura!
In quei giorni in cui la nausea ed il vomito mi piegavano in due e la vita mi sembrava fosse appesa ad un filo, l’ho visto rinunciare al suo amato allenamento pur di rimanermi accanto. Ero disperata; mi ritrovai senza capelli, con un braccio invalido da recuperare ed il fisico debilitato, ma il coraggio non mi è mai mancato e non volevo arrendermi; promisi a me stessa, che avrei fatto di tutto per tornare ad essere una “ donna come prima”.
Sara’ dura, pensai, ma ce la faro’. Voglio farcela!
 
Volevo trovare una via molto personale verso la guarigione ed il recupero della pienezza della vita e a quel punto dissi a mio marito: voglio cominciare a correre anche io!
Stupito mi chiese se stavo scherzando, visto che non avevo nemmeno la forza di camminare,
ma soprattutto non avevo mai provato interesse per questo sport.
Cominciai a seguirlo, mi “trascinava” in una strada bianca in mezzo ad un bellissimo bosco vicino casa nostra, riuscivo appena a “ saltellare” da una panchina di legno all’altra (distano pochi metri) e mi sentivo felice. Lentamente mi accostai sempre con maggiore convinzione. Poi i primi chilometri, le prime salite camminate, poi le discese ad un passo un po’ piu’ svelto.
Cominciammo a fare le prime gare domenicali non competitive, anche per non pensare; riuscivo a concluderle e stavo bene.
Ora faccio gare competitive con il ritmo da tartaruga, ma lo scopo principale è la difesa della salute e mi diverto tanto!
Poi mi sono appassionata alle distanze piu’ lunghe ed ho concluso quattro maratone:
Boston, Roma, Firenze, Prato.
 
Tutto questo perché dopo la malattia, ho iniziato a concentrarmi sulla vita, su quella che resta e di cui nessuno conosce la durata.
Non mi era mai sembrata cosi’ bella: ogni mattina sorrido al nuovo giorno, corro, sudo, mi diverto e sono felice perché mi ritengo una donna fortunata.
“ IO NON HO PIU’ PAURA”!
 
Vorrei lanciare un messaggio a tutte le donne del mondo, cui è stato diagnosticato il cancro al seno:
Donne, non arrendetevi, non piangetevi addosso, non serve a nulla. Coraggio!
     
           
 
 
 Eni e Valeriano  a Boston

 

 


::::::    Creato il : 19/09/2009 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 19/09/2009 da Magarotto Roberto    ::::::