Bruno Origano nel ricordo delle due amatissime figlie, Eleonora e Romina, che gli indirizzano una lettera
sicure che qualche angelo , lassu' , gliela leggerà
Caro papà,
quando a 68 anni ti fu diagnosticato il cancro alla prostata convivevi, già da molti anni, con la malattia, anche se con un nome diverso; a 50 anni eri stato colpito dal morbo di Parkinson e così, con il passare del tempo, avevi visto sfumare il sogno di trascorrere l’età della pensione in Kenya, presso la missione dei tuoi amati padri camilliani. Come sempre pero’ non ti eri perso d’animo; usasti la tua esperienza mettendola al servizio di altre persone nella tua situazione e dei loro familiari e così, insieme al dott. Antonino Sergi che ti assisteva, arrivasti a costituire l’Unione Parkinsoniani di Verona, associazione che in sette anni è cresciuta grazie alla partecipazione di pazienti, medici e operatori.
Ad aprile 2007, dopo l’intervento per il tumore prostatico, lasciasti la carica di Presidente (temevi di non avere più la forza fisica per continuare la tua attività “in prima linea”) e poco dopo scoprimmo le metastasi. Fu uno shock per te e per tutti noi, ma ancora una volta ci hai tenuto la mano e hai trasformato un cammino di sofferenza in una irripetibile esperienza d’amore. Un giorno ti chiesi se avresti preferito andartene inconsapevole nel sonno, e tu, con il tuo sorriso, mi hai risposto ‘Mai e poi mai; per me questa malattia è una fortuna, quando arriverà il mio giorno saro’ pronto’.
In quei mesi hai lottato con un’energia e una forza d’animo che sorprendevano e colpivano le persone che ti stavano accanto, soprattutto chi ancora non ti conosceva. La tua vitalità vinceva contro la chemio, le terapie, il parkinson; era la magica luce dei tuoi occhi a trasmettere gioia di vivere e a cancellare le debolezze del fisico. All’ospedale il tuo letto era sempre vuoto, dovevamo letteralmente rincorrerti, sempre impegnato com’eri nell’organizzare con gli altri ammalati preziosi momenti di svago e di preghiera. Ci hai raccontato cose lontane nel tempo e nella memoria; di quando eri piccolo, di quando eri in seminario, dell’amore per la mamma e della nostra infanzia. Insieme abbiamo giocato, riso e pianto.
Te ne sei andato come desideravi, nella casa che tu e la mamma avevate costruito, dopo esserti serenamente congedato dagli amici e dai tuoi cari e con la forza della fede. Te ne sei andato in una notte d’inverno buia e di pioggia, ma al mattino, il cielo azzurro ed un sole meraviglioso ci hanno indicato la tua nuova dimora.
Federico ed io, durante i sei mesi che abbiamo dovuto trascorrere in Vietnam per l’adozione di nostro figlio, nei momenti veramenti difficili, abbiamo pensato a te, alla tua perseveranza e al candido sorriso. “Cosa farebbe Bruno al posto nostro?” ci chiedevamo e così, ancora una volta grazie a te, non ci siamo mai persi d’animo.
Ciao papà, ciao nonno!
Eleonora e Romina
:::::: Creato il : 07/05/2009 da Magarotto Roberto :::::: modificato il : 17/10/2010 da Magarotto Roberto ::::::