Carlo da Milano ci invia un apologo che lascia "tramortiti" per quanto ci penetra nell'animo ed e' tratto da " La lingua degli uccelli" , capolavoro del sufismo , scritto da uno dei piu' celebri poeti mistici persiani tra il 1100 e il 1200 , Farid ad-Din Attar
Carlo lavora in banca ma e' un appassionato da anni di spiritualita' orientale . Ha vissuto l'esperienza del cancro stando molto vicino alla sorella che e' stata operata , assai giovane, di una neoplasia mammaria e ora sta bene . Lavora con la Caritas e si occupa di senza tetto.
ecco il testo su cui ci propone la riflessione : Giuseppe e la vecchia innamorata
"Giuseppe un giorno fu messo in vendita e intorno a lui si affollo' una turba di egiziani che voleva vederlo. Poiche' molti si erano candidati al suo acquisto, il prezzo richiesto fu fissato in una quantita' d'oro pari a dieci volte il suo peso.
Tra la folla si agitava una vecchia dall'aspetto sofferente , che aveva portato con se' alcune corde . Costei si fece largo tra la folla e grido':
"Venditore, cedilo a me! Per lui ho filato dieci matasse di corde ; prendile dunque e consegnami Giuseppe "
Ridendo il venditore le rispose" O ingenua, costui non e' accessibile alle tue tasche!
Vecchia, quanto possono valere le tue corde?"
Ma quella replicò " Io so bene che nessuno vendrebbe questo giovane a cosi' miserabile prezzo!
Ma a me basta che tutti, amici e nemici, dicano " Anche quella vecchia era tra gli acquirenti di Giuseppe!"
Carlo ci propone la sua meditazione su questo racconto :
"Nessuno, che sia stato o sia malato o che abbia inabilita' o handicap o che non abbia piu' apparentemente risorse, puo' permettersi il lusso di smettere di sognare , di fare progetti (anche dichiaratamente irrealizzabili) : chi vivra', vedra' "
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