Un lavoratore/trice non può e non deve essere costretto a dimettersi, non può e non deve essere allontanato dal proprio posto di lavoro perché colpito dal cancro, non può e non deve essere sottoposto a pregiudizi da parte del datore di lavoro per la sua condizione di salute. “Bisogna lavorare per il reinserimento più completo possibile del paziente – sottolinea il Direttore Generale della LILT, Patrizia Ravaioli – tanto nel contesto familiare che in quello sociale e specialmente lavorativo. La Legge Biagi, decreto legislativo 276/03, con l'articolo 46, ha modificato la disciplina sul part-time, introducendo per la prima volta nel nostro Paese il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto di lavoro a tempo parziale per i lavoratori malati di cancro. Recentemente la legge 274 /2007 art. 44 ha esteso tale norma anche ai lavoratori pubblici portatori di patologie oncologiche sanando un vulnus nei loro confronti finora esclusi poiché la Legge Biagi non era stata sottoscritta dall’ARAN. Egualmente la norma attribuisce al lavoratore pubblico e privato il diritto di tornare a lavorare a tempo pieno, qualora lo richieda. E’ utile sottolineare, che, allo stato attuale, a meno di una specifica previsione contrattuale, l'assegnazione alla diversa mansione non costituisce un diritto del lavoratore con ridotta capacità lavorativa a causa della malattia. Ancora insufficienti sono in ogni caso le tutele collettive, posto che del problema non v’è traccia nelle piattaforme sindacali e, tantomeno, negli accordi collettivi che solo recentemente (vedi il settore del turismo) si sono occupati della traduzione in pratica degli astratti principi di legge”. Al termine dell’ultima edizione degli Stati Generali dei Malati di Tumore organizzati dalla LILT (Verona, novembre 2007) è stato redatto un Decalogo per l’assistenza globale del malato oncologico (sarà presentato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il prossimo luglio).
DECALOGO LILT
1. Assicurare al malato il diritto alla completezza della corretta informazione su diagnosi,
terapie e percorsi riabilitativi, garantendo il suo diritto ad essere ascoltato, ad avere risposte
a domande e dubbi da parte di medici e operatori socio-sanitari formati all’ascolto, alla
comunicazione e alla relazione, in grado di adattare l’informazione alle proprie esigenze
culturali ed emotive.
2. Garantire ai malati la stessa possibilità di accesso alla diagnosi e cura su tutto il territorio
nazionale.
3. Assicurata appropriata continuità terapeutica in rapporto alle condizioni di salute del malato.
4. “Prendersi cura” di chi non sia più guaribile, attraversi l’erogazione di cure palliative
adeguate a domicilio e in Hospice da parte di operatori specificamente formati.
5. Continuità del Volontariato o Terzo Settore nel rappresentare una forza insostituibile come
movimento d’opinione, portatore di valori alti e cinghia di trasmissione con le Istituzioni per
le esigenze (spesso inespresse) delle persone malate e dei loro familiari.
6. Garantire il recupero del ruolo produttivo e sociale che l’individuo occupava prima della
malattia.
7. Assicurare la tutela assistenziale e previdenziale del malato di cancro con il riconoscimento
di benefici economici o agevolazioni da parte delle Istituzioni, anche attraverso
un’organizzazione del lavoro adeguata alle condizioni e ai bisogni del familiare di
riferimento.
8. Fornire gratuitamente, su tutto il territorio nazionale, informazioni e consigli legali ai
pazienti oncologici ed ai loro familiari.
9. Assicurare il diritto alla privacy, il sostegno alla migliore qualità di vita possibile (definita
dal malato stesso), la difesa della sensibilità e dell’intimità propria di ogni singolo paziente.
10. Riconoscimento del diritto all’autodeterminazione.
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